Matteo Salvini a Mosca in missione di pace. Le voci circolavano già da qualche settimana, ma il leader della Lega sembra aver deciso. Il viaggio, secondo fonti interne della Lega, avrebbe dovrebbe essere effettuato entro domenica 29 maggio. Raggiunto a Como, dove era impegnato per un comizio, Salvini ha preso tempo, senza però smentire la notizia. Al momento, fanno sapere da Palazzo Chigi, la presidenza del Consiglio non era stata informata del viaggio.
“Pronto ad andare ovunque se necessario. Se dovesse servire per arrivare alla pace, io sono pronto ad andare ovunque“. Da Como, al termine di un comizio elettorale, Matteo Salvini ha risposto così alle domande dei giornalisti su una sua possibile missione a Mosca. Un viaggio che, come riportato dal Corriere della Sera, che cita fonti interne della Lega, è ormai in dirittura d’arrivo e dovrebbe concretizzarsi entro pochi giorni.
Al momento non si sa ancora chi potrebbe incontrare il leader leghista, ma secondo le notizie trapelate si tratterebbe a tutti gli effetti di una missione di mediazione per favorire il dialogo tra Russia e Ucraina.
Se Salvini partirà o meno — nelle sue intenzioni c’era il tentativo di provare a mediare e favorire il cessate il fuoco in Ucraina — non è stato ancora deciso, ma pare che per l’organizzazione della trasferta, il leader del Carroccio abbia lavorato di concerto con il suo consigliere diplomatico, che da qualche tempo lo aiuta nelle sue scelte di politica internazionale.
Capuano, 50 anni, avvocato, è stato consigliere comunale a Frattaminore (Napoli) dal 2005 al 2012, ed è stato deputato di Forza Italia dal 2001 al 2006, nella XIV legislatura. Dopo aver lasciato la politica ha lavorato molti anni all’estero, soprattutto in Medio Oriente, fino all’incarico — non definito formalmente all’interno della Lega — di spin doctor del segretario: da qualche mese, nel cerchio ristretto di collaboratori di Salvini, c’è lui a consigliarlo sulla politica estera e ad averlo aiutato nella pianificazione del viaggio a Mosca. Le polemiche delle ultime ore, però, hanno reso complicato un blitz in territorio russo e anche se Salvini sembra non aver del tutto rinunciato all’idea di partire, allo stato la visita sembra sia stata congelata in attesa di ulteriori riflessioni sulla sua opportunità politica e diplomatica.
“La prospettiva di un viaggio a Mosca da parte di Salvini si presta a diversi livelli di riflessione, che conducono tutti a concludere sulla totale inopportunità dell’iniziativa. Sul piano diplomatico, le trattative non le fanno i leader di singoli partiti, ma i capi di stato e di governo con l’ausilio delle diplomazie accreditate e dei loro ministri degli Esteri. Infilarsi dentro il già complesso quadro di relazioni in maniera improvvida e pasticciata non fa altro che creare confusione. Insomma, il peso specifico di una visita a Salvini a Mosca sul piano diplomatico sarebbe pari a zero. Sarebbe solo pura propaganda”, afferma ad Affaritaliani.it Enrico Borghi, responsabile Sicurezza del Partito Democratico.
“Chi gli avrebbe dato un mandato? Su quali basi? Per stringere accordi di quali intese? Un grande pasticcio… Sul piano istituzionale, una simile iniziativa – condotta senza alcuna preventiva informazione con Palazzo Chigi e con la Farnesina – avrebbe l’effetto di indebolire l’azione del governo e del primo ministro, che sta al contrario conducendo un’importante politica di relazione ai massimi livelli come denotano la visita a Washington di Draghi e la sua iniziativa con Putin per sbloccare il grano di Odessa. A chi giova indebolire l’immagine della iniziativa diplomatica del governo Draghi? Certo non all’Italia. Sarebbe un’operazione come minimo velleitaria, che verrebbe letta dagli alleati come una contraddizione dell’Italia in politica estera”.
“E infine viene la riflessione sul piano politico. Ed è quella più preoccupante. Salvini a Mosca – spiega Borghi – sarebbe il primo caso di un leader di un partito di governo di un Paese Ue che anziché solidarizzare con gli aggrediti, si reca al tavolo dell’aggressore. Sarebbe un’operazione che si presterebbe ad una indubbia propaganda interna russa, tesa a dimostrare che si è spezzato l’isolamento internazionale del Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. E alimenterebbe i dubbi e le perplessità sulla natura reale del rapporto tra un partito come la Lega (che sostiene un governo euro-atlantista) e la Russia. A quel tavolo, Salvini si troverebbe idealmente al fianco di Lukashenko. Non sembra una grande prospettiva…”.
“Una visita di questo genere non potrebbe non avere effetti. Che alla luce delle riflessioni fatte sin qui, non sarebbero positivi né per il processo di pace, né per l’azione di governo, né per le relazioni tra le forze di maggioranza, né per il nostro sistema di alleanza e di difesa internazionale”.
“Sono in Italia. Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. Non vado comunque a nome dell’esecutivo”: Salvini ha commentato così la notizia di una possibile missione alla volta di Mosca per discutere con i rappresentanti del Cremlino trapelata tra venerdì 27 e sabato 28 maggio. “Se dovessi riuscire a incontrare Putin gli chiederei il cessate il fuoco. Incontrerei anche Zelensky. Ci andrei volentieri, a Kiev. Vedremo se sarà tecnicamente possibile adesso o più avanti”, ha aggiunto. Ma intanto da governo e opposizione si leva il coro di voci incredulo. “Non vorrei che l’Italia uscisse dalla vicenda dell’Ucraina con un altro racconto di un’Italia “spaghetti e mandolino”. Non è un tema su cui fare campagna elettorale, in gioco ci sono interessi nazionali”, ha dichiarato la presidente di Fratelli d’Italia. “Non conosco i contenuti della visita di Salvini a Mosca, dovrei capirne i contorni. Immagino che ne abbia parlato col governo di cui fa parte. Non bisogna dare segnali di crepe sul proprio fronte: serve una grande solidità dell’Occidente”.
A Parma il leader del Carroccio ha replicato alle polemiche scaturite dalla sua intenzione di andare in Russia: “Non essendo un viaggio di piacere, ma un viaggio in una zona di guerra, se si aggiunge il coro di sottofondo di Letta, Meloni, Renzi, Calenda e degli intellettuali radical chic che preferiscono le armi e il conflitto, vediamo se ci sono le condizioni: per la pace sono disposto a tutto, a incontrare tutti”.
Le critiche più pungenti rispetto a un eventuale viaggio a Mosca di Matteo Salvini sono arrivate da sinistra, in particolare dal segretario del Pd Enrico Letta che dal palco di un altro incontro elettorale a Verona è tornato sul tema: “Io sento che oggi il Pd è in sintonia con il Paese, sento che sono altri fuori sintonia. Lo vedo da come anche in queste ore viene commentata e raccolta l’ennesima boutade di Salvini che adesso parte per Mosca. Viene derubricata a folclore. Credo che sia il modo di fare sbagliato rispetto a tempi e momenti drammatici, in cui non è con il folclore che si trovano soluzioni, ma con la serietà, con i governi che parlano tra di loro. In questo momento l’idea che nel nostro Paese si discuta di una visita di Salvini a Mosca, dà l’idea del livello in cui siamo arrivati.