“Io non la ricevo”. Lo ha detto Wojciech Bakun, sindaco di Przemysl, città della Polonia, a Matteo Salvini. Il leader del Carroccio si trova a dieci chilometri dal confine nord con l’Ucraina per portare “aiuti e pace”, come lo stesso leghista ha sottolineato in risposta al comportamento del sindaco e di alcuni manifestanti in protesta (un gruppetto di italiani).
La polemica nasce dalle magliette con il volto di Putin indossate in passato da Salvini, che non ha mai nascosto la sua simpatia per l’autocrate del Cremlino. Bakun ha mostrato una delle t-shirt, poi ha invitato il leader della Lega a seguirlo al confine, per condannare Putin.
Cosa fa Salvini in Polonia? Il volo per Varsavia, segretezza sul programma del capo della Lega
Il 2 marzo scorso, Salvini aveva annunciato di essere al lavoro con l’ambasciata italiana, la Caritas e la comunità di Sant’Egidio per recarsi in Ucraina, o comunque al confine con la Polonia, per sostenere la popolazione in fuga. Appena 24 ore dopo, è arrivata la smentita delle due associazioni, che hanno detto di non essere mai state consultate dal numero uno della Lega (lo ha riportato Il Fatto Quotidiano). Poi, però, Salvini ha raggiunto davvero la Polonia, recandosi nella capitale Varsavia, senza grossi annunci e senza comunicare il programma, che non sarebbe stato diffuso in quanto quella del senatore non è una “visita tradizionale”.
Su Twitter, Salvini ha pubblicato una foto di profughi ucraini in attesa di un treno, scrivendo: “Aiutare queste persone in fuga dalla guerra è un dovere, ognuno faccia ciò che può per salvare vite e fermare la morte“. Inoltre ha postato un articolo sulla proposta della comunità Papa Giovanni XXIII di promuovere una missione con rappresentanti politici europei verso l’Ucraina, dicendosi “d’accordo” e “disponibile a partecipare personalmente“.
In Polonia, Salvini è accompagnato dal capogruppo del partito al Parlamento Europeo, Marco Campomenosi, e dal coordinatore federale dei giovani del partito, il deputato Luca Toccalini.
I toni pacifisti dopo l’invasione dell’Ucraina, dietrofront sulle armi italiane al fronte dopo la frase: “Non in mio nome”
Dopo l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, Salvini ha adottato toni pacifisti, negando in un primo momento la fornitura di armi italiane agli ucraini assediati (salvo adeguarsi alle decisioni del governo in Consiglio dei Ministri).
“Stiamo lavorando ad un grande movimento per la pace che si frapponga alla guerra”, ha sottolineato Salvini. “In questo momento assistiamo a qualcuno che invade a qualcuno che è invaso – ha poi detto in un’altra occasione, – noi siamo a fianco degli aggrediti e degli invasi. Putin ha aggredito e Zelenskyj si sta difendendo”.
Salvini sull’Ucraina: “La nostra priorità è fermare le armi, gli italiani odiano la guerra”
Tuttavia “la nostra priorità è fermare le armi. Stop agli scontri con la diplomazia, è chiaro che a un popolo sotto assedio devono essere dati gli strumenti per difendersi, ma è chiaro che gli italiani odiano la guerra”.