Il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, nonché leader della Lega, Matteo Salvini è tornato a polemizzare col Movimento 5 Stelle.
A Verona, come riporta l’”Ansa”, Salvini ha dichiarato:
“Io, per 11 mesi, ho mantenuto la parola con gli italiani e con i 5 Stelle. Inizio a notare troppi accoppiamenti fra Pd e 5 Stelle, troppa sintonia. No alla flat tax, no ad Autonomia, no al nuovo decreto sicurezza. E magari riapriamo i porti. Mi spieghi qualcuno se vuole andare d’accordo con il Pd o con gli italiani e la Lega rispettando il patto”.
Luigi Di Maio, intervistato sulla questione nel corso della trasmissione di Canale 5 “Matrix” (la puntata sarà trasmessa stasera), ha replicato a proposito del presunto spostamento a sinistra del Movimento 5 Stelle:
“Se la sinistra è il Pd, per carità…Dio ce ne scampi. Non c’è un capo politico che abbia attaccato il Pd come me, il Pd è ancora quello dei renziani con Zingaretti davanti, non voglio averci nulla a che fare. Da quando c’è stato il caso Siri, la Lega l’ha presa sul personale. Sto chiedendo un vertice di governo e vedo un po’ di irritazione”.
In realtà Lega e M5s di nuovo ai ferri corti. E a tener banco oggi è il dialogo con l’opposizione, con Fi da una parte e Pd dall’altra.
Ma tant’è. Un nuovo altolà arriva da Di Maio dopo l’appello a non soffiare sul fuoco nelle piazze. Con Salvini – dice in una intervista a Repubblica – “non si tratta di litigare. Semplicemente, sono una persona moderata: quando l’asticella si sposta troppo come accadde a Verona, dove c’era gente che andava dicendo che la donna deve stare a casa a pulire, o quando vedo sui social il ministro dell’Interno che imbraccia un fucile, allora dico la mia”.
Di Maio, che definisce l’ultradestra “un pericolo”, invita la Lega a “tornare su posizioni più moderate” e a “smetterla con fucili, armi e carri armati”. Il governo, dice, “deve continuare. Quattro anni per mantenere quello che abbiamo promesso”. In merito allo striscione anti-Salvini rimosso e ai casi simili degli ultimi giorni, “non è nel mio stile. C’è un po’ di nervosismo, bisogna abbassare i toni, evitare di soffiare sul fuoco”, evidenzia Di Maio. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo assicura di non temere le urne: “L’unica paura che ho è che l’esasperazione di certi toni possa aumentare il livello di tensione sociale.