Salvini e Berlusconi a Mario Draghi per un alt alla logica ricattatoria

Il premier dopo aver ribadito che non ci sarà un altro governo Draghi senza i pentastellati, ha controbilanciato chiamando in causa anche la Lega.

Pur non nominandola, ha lanciato un monito contro “gli sfracelli, le cose terribili annunciati per settembre”. Parallelismo che non poteva però far piacere a Matteo Salvini, il quale ha replicato mettendo subito in chiaro che “noi siamo gente serena, leale, perbene che non manda le letterine (riferimento a Conte, ndr), ma la nostra lealtà non è con la droga libera. Probabilmente la nostra bonomia è stata male interpretata. È da un anno e mezzo che la Lega è responsabile e leale”.

In sostanza, Salvini ha rimproverato implicitamente al premier di non aver esercitato nel confronti del Pd e della sinistra quella moral suasion necessaria per bloccare l’iniziativa parlamentare su cannabis e Ius scholae, temi “divisivi che non fanno parte dell’agenda di governo”, ha sempre detto. Salvini ne ha chiesto lo stralcio e, ribadendo il voto favorevole anche al Senato al decreto Aiuti, ha rilanciato chiedendo lo scostamento di bilancio, la pace fiscale e il taglio delle tasse, senza il quale non ci sarà né salario minimo né salario massimo, per far fronte alla difficile situazione economica.

E Silvio Berlusconi, che d’accordo con Salvini ha chiesto a Draghi per primo la verifica di maggioranza, per porre un alt alla “logica ricattatoria” e di “tornaconto elettorale”dei Cinque Stelle, ha fatto trapelare, come riportano alcuni siti, che non è “interessato alle poltrone”, per cui a questo punto se i Cinque Stelle insistono, se il quadro non si ricompone “si vada al voto” e ha avvertito: “Mai più in maggioranza con i grillini”.

Salvini si è limitato a dire di fronte alle telecamere che, se oggi al Senato  i pentastellati strapperanno, sarà una novità di cui prendere atto. Il centrodestra di governo, azionista decisivo alla pari degli altri nella maggioranza, non ci sta a far la parte dello spettatore in un film il cui protagonista sembra tutto sbilanciato a sinistra, in una questione di rapporti e diatribe interne, rincorse elettorali, tra Cinquestelle, Pd, Luigi Di Maio e eventuali nuovi scissionisti che lo seguiranno.

Anche Matteo Renzi ha fatto sentire la sua voce chiedendo un governo senza i Cinque Stelle.

Berlusconi in un’intervista a La Stampa dice che si può andare avanti anche senza I Cinque Stelle e richiama il Pd “a senso di responsabilità”. Ma il Cav afferma anche che Forza Italia “è pronta ad andare al voto” se il quadro non si ricompone.

Salvini in conferenza stampa è stato chiaro: “Silvio è un amico. No a tentativi del Pd di cambiare regole del gioco, come la legge elettorale, all’ultimo; noi ci siamo se il governo va avanti sui temi  del Paese: tasse, sicurezza, pensioni”. Ma se i Cinque Stelle oggi non votano al Senato il decreto Aiuti “si ridia la parola al popolo. Sono d’accordo su questo con Matteo Renzi che ha detto: se bisogna andare avanti con le tiritera, meglio votare”.

Insomma, Salvini su questo è d’accordo con Draghi: questo governo è l’ultimo della legislatura. Comunque, fonti di Via Bellerio affermano: “la Lega non si augura la crisi, sono altri che stanno facendo e disfando, perdendo tempo. Cosi non si può andare avanti”.

La palla a Conte e quel che resterà dei Cinque Stelle.

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