Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e ministro dell'Interno lascia Palazzo Chigi dopo il vertice con il premier Giuseppe Conte, Roma, 11 luglio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Salvini e la nazionalizzazione di Autostrade

‘Stiamo studiando e lavorando, sicuramente non faremo i regali che qualcuno ha fatto in passato, quando qualcuno ha firmato provvedimenti che hanno fatto guadagnare miliardi ai privati e pagare miliardi agli italiani’, afferma il ministro dell’Interno Matteo Salvini commentando  la possibilità di nazionalizzare Autostrade.  Salvini si dice  a favore di un ‘grande piano di grandi opere pubbliche come quello lanciato dal presidente Trump’. Studiando i bilanci di Autostrade, sì. Io sono a favore di una sana compresenza tra pubblico e privato. Ma il pubblico deve controllare. Io non sono pro o contro Autostrade, pro o contro Benetton. In questo caso il privato ha fatto un disastro ed è un privato molto ben pagato. Quel che faremo non sarà dettato da voglia di vendetta, ma di giustizia. Se dovremo tagliare taglieremo in fretta. Sì, è vero, la Lega votò il rinnovo delle concessioni ad Autostrade, ma da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno. Negli anni i governi di centrodestra e centrosinistra hanno costruito un sistema insano di favori alle concessionarie, contribuendo in maniera determinante ad arricchirle a discapito della manutenzione delle nostre infrastrutture.  Con il Governo del Cambiamento tutte queste vergognose isole di privilegio verranno scoperchiate ed eliminate.

‘Non sono molto persuaso che la gestione dello Stato sia di maggiore efficienza per le autostrade’, dice parlando dell’ipotesi di nazionalizzazione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti al Meeting di Comunione e liberazione (Cl) a Rimini.

L’esponente leghista afferma ‘non vedo i termini per una legge per la revoca della convenzione alla società Autostrade per l’Italia’. Il numero due del Carroccio ha parlato poi del futuro della democrazia: ‘La centralità del Parlamento? Ma il Parlamento non conta più nulla perché non è più sentito dai cittadini elettori, che vi vedono il luogo della inconcludenza della politica. Se continuiamo a difendere il feticcio della democrazia rappresentativa non facciamo un bene alla stessa democrazia. Se non si riformano le Istituzioni si fa in fretta a buttare via tutto quanto: il Parlamento e tutto quello che viene dietro’.

 

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