Italian Interior Minister Matteo Salvini (R) with Hungarian Prime Minister, Viktor Orban, during their meeting at the Prefecture of Milan, Italy, 28 August 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Salvini e Orban per un ‘matrimonio simbolico’

E’ durato circa un’ora l’incontro tra Matteo Salvini e Viktor Orban  in Prefettura a Milano. ‘Siamo vicini a una svolta storica per il futuro dell’Europa: oggi comincia un percorso di incontri, ce ne saranno tanti altri’, ha detto il Ministro dell’Interno. ‘Quando tutti al Parlamento europeo mi attaccavano, Salvini mi difese. Io non dimentico e lo ringrazio’, ha affermato il premier ungherese.

La Milano a favore dell’accoglienza e dell’integrazione si è riunita ieri in piazza San Babila per la manifestazione di protesta ‘Europa senza muri’, organizzata dalle stesse realtà che hanno promosso la grande tavolata per l’integrazione che si è tenuta in città lo scorso giugno. Al corteo hanno aderito anche partiti politici, come il Pd, LeU e Possibile, Anpi, sindacati a partire dalla Cgil, centri sociali, collettivi studenteschi, oltre ai Sentinelli di Milano, che sono fra gli organizzatori. La piazza è stata presidiata dalle forze dell’ordine e l’accesso a corso Monforte, dove si trova la sede della prefettura, è bloccato da camionette della Polizia e da agenti in tenuta anti sommossa. In piazza ci sono anche i ragazzi della ‘St Ambroeus Fc’, la prima squadra composta da rifugiati iscritta alla Figc, che ha messo in scena un allenamento per opporsi alla riapertura dell’ex Cie di via Corelli.

Ormai,  scrive il vicepremier e ministro dell’Interno,  la sinistra esiste solo per insultarmi, per difendere Ue dei banchieri e immigrazione senza limiti. In Ungheria disoccupazione è sotto il 5%, Flat Tax per le imprese è al 9% e per le persone al 15%, immigrazione è sotto controllo e economia cresce del 4%.

L’incontro tra  Salvini e Orban è stato salutato dai più come un matrimonio la cui luna di miele verrà consumata in sede europea durante le elezioni 2019. Ciononostante, i risultati reali del summit lo dimostrano, Italia e Ungheria continuano ad essere due paesi con priorità strategiche assai differenti.

Al di là della propaganda e dei messaggi di reciproca stima tra i due leader  in realtà è stato chiaramente uno di quei summit con tanta forma e poca sostanza. Un vertice anomalo, non tra ‘pari grado’ e fuori dalle aule istituzionali. Un incontro orfano, senza alcun avallo dell’esecutivo, il cui capo Giuseppe Conte non nasconde il proprio disagio per essere stato scavalcato dall’iniziativa unilaterale del capitano leghista.

La conferenza stampa a seguito del vertice lo dimostra. Dal successo di Salvini dipende la sicurezza dell’Unione,  afferma Orban,  e lo invitiamo a non indietreggiare, sottolineando che la difesa dei confini via mare da parte dell’Italia è la dimostrazione di quanto sia possibile fermare l’immigrazione non solo via terra.

 Sui ricollocamenti Orban è chiaro: ‘L’Ungheria non accetterà migranti, nè quelli della Diciotti, nè di nessun altro’. Salvini  individua il nemico comune contro cui scagliarsi insieme al neo-alleato ungherese. La scelta, inevitabilmente, ricade su Macron.

Macron, risponde Orban,  ‘In Europa è a capo dei partiti che appoggiano l’immigrazione, dall’altra parte ci siamo noi, che invece vogliamo fermare l’immigrazione illegale’.

Poi le diversità: da una parte Visegrad e il suo asse con la Lega passante per l’Austria di Kurz, dall’altra Francia e Germania con le loro regole e l’austerity. Ma è proprio qui che l’asse Salvini-Orban, salutato dalla stampa come l’embrione del nuovo fronte sovranista europeo, si scontra con la realtà geopolitica: l’Ungheria è diversa dall’Italia immaginata da Salvini, per storia, posizione geografica e necessità strategiche.

Orban, infatti, è membro del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia dei moderati dell’Unione, di cui fanno parte anche Angela Merkel e Silvio Berlusconi. Non è un caso, ad esempio, che il premier ungherese sia passato dal Cavaliere a chiedere la sua ‘benedizione’ per l’incontro con Salvini. Non è un caso, inoltre, che Orban e Merkel,   con le dovute differenze, in Europa siano dalla stessa parte della barricata, e non da parti opposte.

La barricata è eretta: da una parte Visegrad e il suo asse con la Lega passante per l’Austria di Kurz, dall’altra Francia e Germania con le loro regole e l’austerity. Ma è proprio qui che l’asse Salvini-Orban, salutato dalla stampa come l’embrione del nuovo fronte sovranista europeo, si scontra con la realtà geopolitica: l’Ungheria è diversa dall’Italia immaginata da Salvini, per storia, posizione geografica e necessità strategiche.

Orban, infatti, è membro del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia dei moderati dell’Unione, di cui fanno parte anche Angela Merkel e Silvio Berlusconi. Non è un caso, ad esempio, che il premier ungherese sia passato dal Cavaliere a chiedere la sua ‘benedizione’ per l’incontro con Salvini. Non è un caso, inoltre, che Orban e Merkel – con le dovute differenze – in Europa siano dalla stessa parte della barricata, e non da parti opposte.

Orban, chiudendo  le frontiere sull’asse della rotta balcanica,  ha avvantaggiato innanzitutto la Germania. Berlino, inoltre, è il primo partner commerciale di Budapest.

Altro punto di divergenza è il rapporto con l’Ue. I dati eurostat parlano chiaro. Spesa dell’UE in Ungheria: 4,546 miliardi di e., 4,19% del Pil. Contributo dell’Ungheria all’UE: 924 milioni, 0,85% del PIl. Il 95% degli investimenti pubblici in Ungheria è cofinanziato dall’Unione Europea. L’81% delle esportazioni dell’Ungheria è verso paesi Ue. Il 6.3 % della ricchezza nazionale ungherese è generato da investimenti europei. 

 In poche parole, all’Ungheria l’Europa serve, almeno nei suoi lati vantaggiosi.

Infine, ma non meno importante, il rapporto con la Russia di Putin. Il leader leghista, com’è noto, guarda con interesse verso Mosca, anche se il premier Conte si è fatto in quattro per rilanciare il ‘rapporto speciale’ con gli Stati Uniti di Donald Trump.  Orban ha iniziato la sua carriera a capo di un movimento politico fortemente anti-sovietico, in un’ epoca in cui la repressione di Mosca contro l’insurrezione ungherese del 1956 era un ricordo più che mai vivido. Per questo, con una Russia che punta a restaurare il grandeur dell’epoca sovietica, è nelle priorità di Budapest mantenere le dovute distanze.

A conti fatti, dunque, le differenze per il momento sembrano eccedere rispetto alle similitudini. Tra Orban e Salvini c’è stato  un matrimonio simbolico coronato, per entrambi, da una grande vetrina.

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