In attesa del discusso incontro di Matteo Salvini con Viktor Orban, che avverrà oggi alle 17, in Prefettura a Milano, Budapest sottolinea le convergenze con Roma sulla strategia in materia di immigrazione.
Nella politica d’immigrazione dell’Ungheria e dell’Italia ci sono punti di convergenza, afferma il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, alla radio pubblica Mr: ‘La difesa dei confini dell’Europa consiste nella gestione dell’immigrazione. L’Ungheria ha già dimostrato che i confini di terraferma possono essere difesi. L’Australia e l’Italia hanno dimostrato che anche i confini marittimi possono esserlo’.
Ricordiamo l’incontro alla Farnesina fra lo stesso ministro e l’omologo italiano Enzo Moavero Milanesi, quando l’Ungheria rispose picche alla richiesta italiana di accogliere una parte dei migranti salvati in mare della nave Diciotti. Moavero ha spiegato come la visione italiana presenti punti di dissonanza da quella ungherese. Matteo Salvini ha invece sottolineato nei giorni scorsi la condivisione fra Italia e Ungheria della visione sulla chiusura delle frontiere esterne del Vecchio Continente.
Da Berlino sono arrivate parole concilianti verso Roma. ‘È chiaro che la migrazione è una sfida per l’Ue e che c’è bisogno di una risposta comune’, ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo a una domanda sul fallimento de vertice di Bruxelles sui migranti e sulla reazione dell’Italia. Seibert ha ribadito che i paesi particolarmente esposti al flusso nel Mediterraneo, come l’Italia, non debbano essere lasciati soli.
Matteo Salvini, come detto, oggi alle 17 sarà in prefettura a Milano per incontrare il primo ministro ungherese Viktor Orban. Saranno diversi i temi sul tavolo durante l’incontro fra il vicepremier italiano e il capo del governo di Budapest: dall’immigrazione alla questione della permanenza di Fidesz – il partito di Orban – nell’area politica dei Popolari Europei.
La scelta della location, la prefettura di Milano, sembra suggerire che si tratta di un’iniziativa tutta legata al Viminale. Anzi, forse solo al responsabile del dicastero. Uno scatto in avanti da parte del capitano leghista.
‘Con Orbán non vogliamo avere niente a che fare’, commenta Luigi Di Maio in un’intervista al Fatto Quotidiano: ‘Ma la sua posizione esplicitamente contraria alla revisione del Trattato di Dublino di fatto è la stessa di Germania e Francia’. Il riferimento è alla Modifica del regolamento di Dublino, una misura approvata dal Parlamento Europeo che prevede, tra le altre cose, di superare il criterio del primo paese d’accesso e di imporre quote obbligatorie di richiedenti asilo da ricollocare nei paesi Ue. Pena, il taglio dei fondi europei per per lo sviluppo. L’Italia, insieme a tutti i paesi di primo approdo, avrebbe un bisogno disperato di tale modifica, dal momento che il vero problema non è dove i migranti sbarcano, ma dove vengono esaminate ed evase le domande di asilo.
L’Ungheria di Orban è in prima fila – insieme ai cosiddetti Paesi di Visegrad e all’Austria di Sebastian Kurz – per evitare in qualsiasi modo che vengano fissate quote obbligatorie.
Tornando all’incontro di oggi e all’Ungheria di Orban, vale la pena ricordare che lo Stato magiaro, per intenderci, è lo stesso paese che si è rifiutato di accogliere solo 1294 persone in due anni. E’ lo stesso paese che, nell’estenuante trattativa per la nave Diciotti, ha chiuso la porta in faccia al ministro degli Esteri Moavero Milanesi che chiedeva collaborazione e l’accoglienza di qualcuno dei migranti a bordo.
Salvini, a proposito della modifica del regolamento di Dublino tanto invisa a Orban, un mese fa a Innsbruck dichiarava che tale modifica non è una priorità, poiché se si fermano gli sbarchi il ricollocamento nei paesi Ue non è più un problema. Il Ministro, in quella come in molte occasioni, mentiva sapendo di mentire, dal momento che ‘chiudere i porti’ è una misura che non riesce a impedire i cosiddetti ‘sbarchi fantasma’ che non si sono mai interrotti negli ultimi mesi. I migranti arrivano, dunque, e Salvini probabilmente vuole che arrivino per poter continuare la sempiterna campagna elettorale a suon di dirette facebook.
Il secondo obiettivo rientra in un progetto a lungo termine che punta direttamente alle elezioni europee del 2019. Non a caso, si diceva all’inizio, tra gli argomenti sul tavolo c’è anche la discussione sulla futura permanenza di Orban nell’area politica dei Popolari Europei. Lo stesso partito di Angela Merkel, per intenderci. L’idea è quella di saldare un nuovo fronte sovranista unito e magari innestarlo in una nuova famiglia politica europea. Un fronte in grado di indebolire l’Unione mettendo dalla stessa parte tutte le forze centrifughe ed euroscettiche. Salvini, in tale contesto, vuole giocare da leader, non certo da gregario. Per questa ragione non si sogna neanche lontanamente di pestare i piedi a quelli che potrebbero essere i suoi alleati di domani.