Matteo Salvini ha preso la Lega Nord in stato comatoso, sotto torchio per vicende giudiziarie e con Umberto Bossi ormai in disarmo. L’ha rimaneggiata mutandone il cliché, controllando il secessionismo che l’aveva resa invisa ai meridionali. La Lega era un partito tagliato per celebrare il Nord. Salvini si è messo ad urlare contro l’Euro facendo a pezzi l’Europa dei tecnocrati e dei banchieri, dando senso e voce alla sofferenza della gente comune. Infine, nella drammatica e apocalittica trasmigrazione di masse di uomini, donne e bambini in fuga, dall’Est e dal Sud del Mondo ha imbracciato il timone della fermezza, della non cedevole accondiscendenza verso il buonismo che non assolve dalle responsabilità chi non mette al primo posto gli italiani nelle politiche del lavoro e della sicurezza. I sondaggi, che vedono la Lega che viaggia ormai sul 15 %, danno ragione al leader. Ora che si avvicinano i grandi appuntamenti elettorali e le scelte sulle alleanze per rinvigorire il centrodestra gli incontri tra Salvini e Berlusconi sono sempre più frequenti. I due continuano a studiarsi ed osservarsi senza fidarsi l’uno dell’altro. Salvini è costretto ogni giorno ad alzare la voce e l’asticella del politicamente scorretto per una Lega che vada oltre i tradizionali confini territoriali. Strada per offrire un nuovo baricentro al centrodestra e sfondare nel Mezzogiorno. Una Lega rimodernata che spera di guidare il centrodestra.
Cocis