Una centrale nucleare a Milano, precisamente in zona Baggio, a ovest del capoluogo lombardo. La proposta è di Matteo Salvini, leader della Lega che nelle ultime settimane è finito in una spirale di ridimensionamento a livello nazionale, ma anche nelle dinamiche della coalizione di centrodestra. Tanto che, a breve, è previsto un confronto con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
- Perché una centrale nucleare a Milano
- Silvia Fossati, laureata in Fisica, sulle parole di Salvini
- Il referendum che bocciò il nucleare
Perché una centrale nucleare a Milano
Matteo Salvini, dal convegno dei Giovani Industriali di Rapallo, ha lanciato una proposta: costruire la prima centrale nucleare a Milano, “a casa mia, nel mio quartiere, a Baggio. Proprio a Milano, che è la capitale dell’innovazione”.
Secondo il leader della Lega, infatti, la crisi energetica si può superare grazie al nucleare:”Draghi dimostri lungimiranza e coraggio, basta coi ‘no’ che bloccano l’Italia, non possiamo essere l’unico grande Paese al mondo che rifiuta la forma di energia più sicura, pulita ed ecocompatibile”.
Anche Giancarlo Giorgetti, in collegamento con lo stesso appuntamento, ha ribadito che “abbiamo rinunciato al nucleare, ai rigassificatori. Adesso che siamo in questa situazione di pericolo – aggiunge il ministro dello Sviluppo – e di razionamento non si può dire No ad esempio a fare un rigassificatore temporaneo a Piombino”.
Silvia Fossati, laureata in Fisica, sulle parole di Salvini
Immediata la reazione di Silvia Fossati, presidente del Municipio 7 di Milano di cui fa parte anche il quartiere di Baggio, laureata in Fisica proprio con una tesi sulle centrali nucleari.
Secondo la Fossati, infatti, “Salvini ha fatto la sua provocazione“, ma ha sollevato “un tema energetico molto serio e importante. Troppo serio per liquidarlo con una battuta come fa Salvini”.
Il quartiere Baggio, a ovest del centro della città di Milano: è li che è cresciuto Matteo Salvini
Il referendum che bocciò il nucleare
L’8 e il 9 novembre 1987 il nucleare è stato messo al bando da un referendum.
In quel momento, infatti, in Italia c’erano quattro centrali a:
- Latina;
- Garigliano di Sessa Aurunca (Caserta),
- Trino (Vercelli);
- Caorso (Piacenza).
I fattori che portarono alla vittoria del sì, quindi a un sentimento antinucleare, furono diversi.
A pesare fu in primis il disastro di Chernobyl: le centrali italiane chiusero definitivamente tra il 1987 e il 1990.