Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da James Hansen:
Dovrebbe essere la maggiore statua “cattolica” del Mondo e comunque (forse) la più grande in assoluto delle Americhe. Supera in altezza – se non in estetica – due opere ben più note: il Cristo Redentore di Rio e perfino la Statua della Libertà di New York – sempre se, come fanno furbescamente i suoi promotori, si trascura di conteggiare il basamento della statua americana e lo si include invece – generosamente – nel calcolo delle dimensioni del monumento brasiliano… È comunque gigantesca. Alta 56 metri, l’enorme raffigurazione di Santa Rita da Cascia torreggia in mezzo al nulla in uno sperduto angolo dello Stato brasiliano di Rio Grande do Norte. Si trova nel comune di Santa Cruz, a circa due ore di macchina dalla capitale statale, Natal, un importante centro turistico nel Nord Est del Paese. Inaugurata nel 2010, la statua della Santa è il centro e pezzo forte di una sorta di piccola Disneyland dello spirito che comprende anche una cappella, la “sala delle promesse” per i matrimoni, una Piazza dei Pellegrini, auditorium, ristorante, caffetteria, negozi, gazebo, bagni e, naturalmente, un ampio parcheggio. Santa Rita è una figura nota e rispettata in Italia, ma il suo culto non raggiunge in patria i livelli di passione che provoca in America Latina. Rita da Cascia, al secolo Margherita Lotti (1381–1457), fu una suora umbra beatificata da Urbano VIII nel 1628 e proclamata santa da Leone XIII nel 1900. La lunga “gestazione” della santità probabilmente dipende dall’inconsueta storia personale della donna. Si sposò giovane con un militare ricordato come “irruento e violento” e comunque molto coinvolto nei tumulti dell’epoca tra guelfi e ghibellini. Dette due figli al marito prima che l’uomo venne assassinato da alcuni ex compagni. La futura Santa perdonò subito gli assassini e pregò anche per i suoi due figli che, come era d’uso allora, forse potevano meditare vendetta. I due spirarono poco dopo di malattia, secondo la tradizione perché la Santa chiese a Dio la loro morte cosicché non potessero sporcarsi le mani con il sangue degli assassini del padre. Rimasta sola, entrò in un monastero agostiniano a Cascia, dove, sempre secondo la tradizione devozionale, il Venerdì Santo del 1432 (o forse del 1442), ritiratasi in preghiera della Passione di Gesù, avrebbe ricevuto come stigmata divina una spina dalla corona del Crocifisso conficcata in fronte. È Santa Patrona “dell’impossibile”, delle donne abusate e abbandonate, e delle vedove. |
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