Sarà “Immuni” l’app per tracciare i contagi

L’Italia ha scelto quale sara’ l’app che dovra’ aiutare il tracciamento dei contagi nella fase 2. Si tratta di Immuni, soluzione nata da una sinergia tra il Centro medico Santagostino e Bending Spoons, eccellenza italiana nel campo dello sviluppo di app per iOS. I 74 membri della task force del ministero dell’Innovazione avevano presentato martedi’ scorso la loro shortlist. Nella tarda serata di ieri e’ arrivata la firma del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, il quale ha specificato che verra’ avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per progressivamente estendere la facolta’ volontaria. Nell’ordinanza si legge che il commissario “dispone di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto del servizio gratuito con la societa’ Bending Spoons”. Tra le considerazioni spicca come la societa’ abbia manifestato la volonta’ di “concedere in licenza aperta, gratuita e perpetua” l’uso del proprio software. Una scelta, si legge, fatta “esclusivamente per spirito di solidarieta’ e, quindi, al solo scopo di fornire un proprio contributo, volontario e personale, utile a fronteggiare l’emergenza da Covid-19”. Ieri fonti AGI avevano confermato che la scelta del governo sarebbe ricaduta su due ipotesi principali. Oltre a Immuni, l’altra app in odore di essere scelta era Covid-app, una proposta arrivata da 35 esperti di sei paesi diversi, ma con una forte matrice italiana. Entrambe sembravano rispettare i criteri pubblicati mercoledi’ dalla Commissione europea e confermati giovedi’ nella ‘tool box’, la ‘scatola degli attrezzi’ contenente le indicazioni agli Stati membri per la realizzazione della app: volontarieta’ del download, temporaneita’ dell’utilizzo, rispetto della normativa europea sulla privacy e tecnologia Bluetooth per evitare l’invasivita’ delle geolocalizzazioni. Poi la scelta del governo, che ha premiato la soluzione degli sviluppatori milanesi.

L’app proposta da Bending Spoons e Centro medico Santagostino consente agli utenti di tenere un forte controllo sui propri dati. I contatti avuti con altre persone vengono tracciati ma restano ‘bloccati’ nello smartphone dell’utente. Il tracciamento avviene tramite Bluetooth e la app conserva i dati fino a quando non si ha certezza che la persona che l’ha installata sul proprio cellulare e’ risultato positivo al test del Covid-19. A quel punto la persona puo’ dare il consenso al trattamento dei propri dati conservati sul cellulare, permettendo quindi di rintracciare le persone con cui e’ entrata in contatto nei giorni precedenti e ricostruendo la cronologia dei suoi spostamenti. L’app, da quanto si e’ appreso finora, si compone di due parti: un registro sullo stato di salute della persona e della sua eventuale sintomatologia se affetto da coronavirus e un tracciamento dei contatti che consentira’ al software di riconoscere e tenere memoria dei dispositivi con cui lo smartphone del paziente e’ entrato in contatto. Nessuno dei dati raccolti verra’ raccolto o diffuso prima che il paziente, se affetto da covid-19, abbia deciso di dare il consenso al loro utilizzo.

Sull’efficacia di questi strumenti pero’ la discussione e’ aperta. Non solo per questioni di privacy, ma proprio perche’ le tecnologie dietro queste applicazioni sembrano non aver dato sempre risposte efficienti. La Corea del Sud e’ stata spesso citata come modello, cosi’ come Singapore, dove sono state adottate soluzioni simili a quella scelta dall’Italia. Ma i risultati sono tutt’ora oggetto di dibattito. “Credo che proprio Singapore sia un esempio perfetto per anticipare quello che potra’ succedere in Italia, perche’ li’ non e’ stato deciso il lockdown ma solo alcune restrizioni e l’app come aiuto per il tracciamento dei contagi”, spiega all’AGI Marco Trombetti, fondatore di Pi-Campus e tra i maggiori esperti in Italia di nuove tecnologie. Quindi Singapore vive una situazione simile a quella che possiamo possiamo immaginare in Italia con la Fase 2 dell’epidemia. “E se guardiamo quello che e’ successo a Singapore, possiamo dire che e’ stato un disastro”, commenta. “L’applicazione adottata dal governo e’ stata scaricata meno di un milione di volte su circa sei milioni di abitanti, circa il 18%. Di questi solo il 50% ha attivato l’app, quindi circa mezzo milione di persone. Non solo. C’e’ un gap nei dati raccolti perche’ il Bluetooth non traccia automaticamente gli iPhone, che a Singapore sono circa il 38% degli smartphone usati”. Di opinione un po’ diversa Stefano Zanero, professore associato al Politecnico di Milano, che all’AGI Spiega che “entrambe le soluzioni avevano aspetti positivi: l’open source puo’ servire a fare in modo che altre applicazioni possano integrare quella tecnologia, ma credo che in questo momento una soluzione piu’ integrata e verticale (come quella offerta da Bending Spoons, ndr) fatta da un player riconosciuto internazionalmente possa essere piu’ efficace”.

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