Il capo e ideologo delle Sardine, Mattia Santori, aveva già avuto modo di dimostrare tutto il suo infantilismo. Ma ora le Sardine, esaltate dalla clacque di giornalisti e politici che li corteggiano, tirano fuori l’ideona anche sul Coronavirus.
E mentre l’Italia, preoccupata, si interroga sulla pericolosità e sulla letalità dell’infezione, loro, le Sardine, estraggono dal cilindro la i
Una boutade? No. Perché le Sardine si spingono anche ad argomentare la questione. Puntando dritte e compatte, come farebbe un vero e proprio banco di sardine, al cuore del problema: non vanno emarginate le persone con tratti somatici asiatici.
Eccola, dunque, la grande idea per sconfiggere il Coronavirus.
“L’antidoto da trovare – concedono, bontà loro – è sicuramente scientifico. Ma noi cerchiamo di portare avanti un antidoto culturale, necessario in questo momento di panico mediatico“.
Di qui l’idea del coordinamento 6000 Sardine della campagna “#Nonfarticontagiare”, lanciata nelle scorse settimane.
Una campagna “contro la #disinformazione”. Che sottolinea come “l’unica mascherina utile è quella della #cultura”.
A distanza di qualche settimana, con le vittime del Coronavirus anche in Italia è ancora valido l’invito?
“E’ sempre più necessario portare avanti questa sensibilizzazione”, sostengono le Sardine.
Per poi ammettere: “la cultura non risolve il problema del Coronavirus. Le istituzioni stanno facendo la loro parte dando consigli e indicazioni importanti che vanno seguiti”.
”Certamente bisogna ascoltare la scienza. – dicono dal movimento che tira la volata al Pd – Ma noi parliamo di discriminazione, attualmente nei confronti di persone dai tratti somatici asiatici. Questo l’Italia non può permetterselo”. Neanche se c’è il rischio di una pandemia.