Domenica mattina, le luci di Sanremo si sono spente da poche ore con il divampare dei cori Ultras da un lato per l’ingiustizia, dall’altro per la vittoria….
Un’edizione quella di quest’anno caratterizzata dalle polemiche sulla napoletanità e sugli stereotipi su Napoli e i Napoletani…. Quello che impoverisce la cultura della musica e dell’Italia intera, che questi stereotipi siano stati sventolati e sbandierati da chi per mestiere dovrebbe raccontare la vita, le vicende e gli avvenimenti.
Questa mattina in una carrellata di post su Facebook mi colpisce un post di una madre che recita così:
“Non sono mai stata una sostenitrice di Geolier: costretta ad accompagnare le gnome ai suoi concerti al palapartenope e nei vari palazzetti in giro per la Campania, ho sempre sostenuto che il suo è un genere troppo distante dai miei gusti personali. Ho criticato la sua posizione sull’evoluzione della lingua napoletana – avrebbe fatto più bella figura a scusarsi per aver storpiato la nostra lingua- ma devo ammettere, e devo riconoscergli tanti pregi, in primis l’aver risposto ‘io mi sento in imbarazzo a rispondere a questa domanda’ alla giornalaia- e qui giornalaia è voluto e funzionale- che gli chiedeva se non si sentisse di aver rubato la vittoria e se, addirittura, non si sentisse in imbarazzo ad aver vinto contro artisti “migliori”.
Emanuè, continuerò a non apprezzare la tua musica- perché sono vecchia e non la comprendo- ma a ogni concerto al quale mi trascineranno le ragazze, berrò un buon bicchiere di vino brindando ai ragazzi che riescono a “capire” la tua musica e che vedono un esempio positivo in te, che essi siano napoletani, milanesi o siciliani.
Perché alla fine è questo quello che conta!
Una donna che racconta da giornalista, senza esserlo, la vicenda di Geolier al Festival di Sanremo.
La musica può piacere o non piacere ma la musica in ogni suo genere è arte che trascina le masse e quando le critiche sfociano nell’offesa si offendono le masse che quella musica muove.
Bisogna ritrovare la dimensione del giornalismo quello puro in cui si possono muovere critiche senza per questo ledere la dignità umana e la dignità delle persone che in questo caso sostengono Geolier nei suoi concerti. Come commenta Giusi Iacono noi di una certa età potremmo non comprendere l’evoluzione del linguaggio ma certamente abbiamo occhi e cuore per vedere la gioia delle nuove generazioni di fan, e non possiamo essere sordi e cechi nei confronti della gioia delle nuove generazioni