A Strasburgo, è riuscito a trovare appoggi trasversali, facendosi eleggere a presidente del Parlamento europeo. E aprendo un fronte di dialogo con il Movimento 5 stelle. Una mossa che potrebbe aver anticipato la nascita in Italia di un nuovo governo giallorosso. ‘Non bisogna mai avere paura del confronto: i parlamenti servono a questo, a sviluppare confronto, dialogo, compromesso’, dice adesso David Sassoli.
Parole che confermano anche l’intento del presidente dell’Eurocamera di spingere il M5s nel campo degli europeisti, isolando al contempo la Lega di Matteo Salvini, già ai margine del potere, almeno a Strasburgo e Bruxelles. ‘Noi siamo molto contenti che la scelta e il consenso per la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sia stato così ampio e abbia trovato anche delle solidarietà ad esempio dal M5s. E’ stato fatto tutto con grande trasparenza e il dialogo è necessario perché nessuno è autosufficiente. Chi pensa di essere autosufficiente, credo che non sia utile in questo momento né all’Europa né all’Italia.
Per Sassoli, un’eventuale alleanza giallorossa dovrà rivedere le politiche dell’Italia sull’immigrazione: ‘I porti devono restare aperti perché non è maltrattando la povera gente che si costruisce una politica per l’immigrazione. Bisogna dare poteri all’Europa, per affrontare il fenomeno migratorio, impegnandoci per una riforma del regolamento di Dublino che il Parlamento europeo ha votato a grande maggioranza e che stabilisce che chi arriva in Italia o a Malta, in Spagna o in Grecia, arriva in Europa ed e l’Europa a doversene occupare: il Consiglio europeo tiri fuori dai cassetti quella riforma e la approvi. ,
Sui sovranisti, le parole sono durissime: ‘Chi pensava di dividere l’Europa, in realtà si è accorto che gli europeisti hanno in alcuni casi diviso i loro fronti: pensavano alle elezioni di dividerci, invece non è andata così. Sventato questo rischio, per Sassoli adesso la partita principale, almeno in Ue, è quella del commissario in quota Italia: ‘Noi dobbiamo difendere l’Europa ma anche cambiarne le politiche. Ecco perché dobbiamo fare in fretta. Il governo italiano saprà indicare la persona per la Commissione Ue, per cominciare questo percorso, poi ci sarà l’esame del Parlamento europeo.
Sui migranti è facile oggi sposare la linea di Papa Francesco molto favorevole in Italia all’immigrazione. Quando si parla di migranti, migrazioni e regole dei paesi ospitanti, la linea non è sempre stata quella dell’accoglienza a tutti i costi. Il primo diritto del migrante dovrebbe essere quello di non emigrare, ovvero a trovare le condizioni economiche e sociali giuste per rimanere nel proprio Paese e farlo prosperare invece di cercare fortuna altrove. La sfida dell’immigrazone interpella la capacità della chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l’intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d’una integrazione possibile. Integrazione possibile, ma ad alcune condizioni: ‘E’ responsabilità delle autorità pubbliche’, affermava Papa Wojtyla, ‘esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi’. Per Wojtyla era inoltre necessario salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione e dare una particolare attenzione ai migranti cattolici. Come a dire: prima si faccia attenzione ai propri fedeli, poi agli altri. Un messaggio che in molti dovrebbero rileggere oggi.
Non coglie di sorpresa la posizione di Sassoli visto che nel Partito democratico al Nazareno è arrivata la telefonata di Angela Merkel per dire che il governo va fatto a ogni costo. L’obiettivo dei tedeschi, come anche di altre forze europee, è fermare la formazione di un esecutivo sovranista. Il ribaltone permesso dal capo dello Stato Sergio Mattarella è subito piaciuto a tutti gli ultrà europeisti: con Matteo Salvini fuori dai giochi e il Partito democratico a calmierare l’euroscetticismo dei Cinque Stelle, le cancellerie di Bruxelles hanno visto l’occasione per riaprire un canale con Roma dopo che il leader leghista lo aveva interrotto. E così è stata fatta trapelare la presenza di un documento per alleggerire le regole sul debito pubblico e il commissario uscente al Bilancio, Guenther Oettinger, ha rilasciato un’intervista all’emittente Swr per dire che adesso ci si aspetta dall’Italia ‘un governo pro-europeo che non lavori contro l’Europa’.
L’ingerenza di Berlino sulle decisioni del Partito democratico non deve affatto stupire. Il primo abboccamento tra grillini e democratici risale al 16 luglio, quando Ursula von der Leyen viene eletta presidente della Commissione europea anche grazie ai voti dei Cinque Stelle e dei dem. Non si tratta di un nome qualunque, ma di una vera e propria propagazione della Merkel.
Che dietro la formazione del Conte bis ci siano interessi internazionali è ormai chiaro ai più. Gli schieramente sono, insomma, piuttosto delineati. “Il Partito Democratico è al servizio dei Paesi stranieri”, ha denunciato Salvini: ‘Pensano che siamo tutti pecoroni e schiavi, pronti ad aspettare quello che dicono a Bruxelles e Parigi, invece la Lega difende gli italiani, perché noi siamo uomini liberi’. A questo punto al leader leghista non resta che giocare la prossima partita all’opposizione, con le armi che ha a disposizione. I suoi uomini hanno fatto già sapere che in Aula non faranno passare niente che venga dai giallorossi. Dai giallorossi ma soprattutto da chi li sponsorizza: Sassoli, Merkel, Macron e Urusla von der Leyen.