Save the children: ogni 7 secondi una ragazza under 15 anni si sposa

Ogni sette secondi, nel mondo, una ragazza con meno di 15 anni si sposa, spesso con un uomo molto più grande di lei, a causa della povertà e di norme e pratiche sociali discriminatorie. E’ quanto emerge dal rapporto “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm”, lanciato oggi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti, in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Il rapporto sottolinea come tra le principali barriere che impediscono alle bambine e alle ragazze di accedere a servizi e opportunità nella loro vita figurano i matrimoni precoci. La comunità internazionale si è impegnata a mettere fine alla pratica dei matrimoni precoci entro il 2030, tuttavia se il numero di spose bambine nel mondo crescerà ai ritmi attuali nel 2030 avremo 950 milioni di donne sposate giovanissime e 1,2 miliardi nel 2050.

L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47% delle ragazze, più di 24,5 milioni, sposate prima di aver compiuto i 18 anni. In India, del resto, così come in Afghanistan, Yemen e Somalia, sono numerosi i casi di spose bambine che hanno meno di 10 anni e che si legano a uomini molto più grandi di loro. Dal rapporto emerge inoltre come le ragazze che vivono in famiglie povere abbiano molte più probabilità di sposarsi molto giovani rispetto alle proprie coetanee con alle spalle famiglie benestanti. In Nigeria, per esempio, il 40% delle ragazze povere si sposa prima di aver compiuto i 15 anni, una percentuale che si abbassa al 3% per le ragazze più ricche.Anche guerre e crisi umanitarie contribuiscono ad alimentare il fenomeno dei matrimoni precoci. Molte ragazze siriane vengono costrette dalle proprie famiglie a sposarsi in tenerissima età, nella convinzione che questo sia l’unico modo per metterle al riparo da violenze e stupri e per assicurare loro risorse e mezzi di sostentamento che spesso le stesse famiglie non sono più in grado di garantire. Tra le ragazze siriane rifugiate in Giordania, nel 2013, una su quattro di età compresa tra i 15 e i 17 anni risultava già sposata.

“I matrimoni precoci rappresentano l’inizio di un ciclo di ostacoli e svantaggi che negano a bambine e ragazze i loro diritti fondamentali, tra cui i diritti alla salute e all’istruzione, e impediscono loro di vivere la propria infanzia, di realizzare i propri sogni e di costruirsi un futuro ricco di opportunità – afferma Helle Thorning-Schmidt, direttore generale di Save the Children International -. Le bambine e le ragazze che si sposano troppo presto sono spesso costrette ad abbandonare la scuola e sono le prime a rischiare di subire violenze domestiche, abusi e stupri. Rischiano inoltre di incorrere in gravidanze precoci, con conseguenze molto gravi sulla loro salute e su quella dei loro bambini, e risultano particolarmente esposte al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l’Hiv”.

Ogni anno, secondo il rapporto, 16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni mettono al mondo un figlio, mentre sono oltre un milione le ragazze che diventano madri prima di compiere i 15 anni. Le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano, dopo i suicidi, la seconda causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni, con circa 70.000 ragazze che perdono la vita ogni anno. I bambini che nascono da madri adolescenti, inoltre, hanno il 50% d probabilità in più di morire nei primi giorni dopo il parto, rispetto ai figli di donne tra i 20 e i 35 anni di età.Barriere amministrative e legali e pratiche socio-culturali e religiose rappresentano ostacoli spesso decisivi che impediscono in molti Paesi a bambine e ragazze di accedere a servizi di salute sessuale e riproduttiva, tra cui test dell’Hiv e metodi contraccettivi. In Yemen, dove il 32% delle ragazze si sono sposate prima dei 18 anni, non esiste un limite minimo di età per contrarre matrimonio, mentre nel mondo 30 milioni di ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali femminili nel prossimo decennio. Oltre un terzo delle giovani donne nei Paesi in via di sviluppo, emerge inoltre dal rapporto, è fuori sia dal circuito scolastico che da quello del lavoro formale.

“L’educazione riveste un ruolo centrale nella protezione di bambine e ragazze dalle conseguenze drammatiche dei matrimoni precoci. È quindi quanto mai necessario che governi e donatori rafforzino il proprio impegno per offrire a bambine e ragazze un futuro ricco di opportunità e per mettere fine a matrimoni precoci e alle discriminazioni nei loro confronti”, afferma ancora Helle Thorning-Schmidt. In molti Paesi al mondo, infine, le ragazze continuano a non potersi esprimere liberamente e a non essere coinvolte nei processi decisionali pubblici e privati. A livello globale, solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne le quali, peraltro, presiedono le Camere dei Parlamenti solo nel 18% dei casi. La più alta percentuale di donne in Parlamento si registra in Ruanda (64%), mentre le donne parlamentari sono solo il 9% in Mali, il 6% in Nigeria e il 2% in Egitto. Qatar e lo Stato insulare di Vanuatu, invece, non hanno alcuna donna in Parlamento.Save the Children, che in molte parti del mondo realizza programmi che supportano le bambine e le ragazze più svantaggiate, chiede in particolare ai governi di impegnarsi a raggiungere tre garanzie per tutte le bambine e le ragazze al mondo: una finanza equa che permetta loro di accedere ai servizi di base; l’eliminazione di discriminazioni economiche e sociali; meccanismi di trasparenza che garantiscano che la voce delle ragazze sia ascoltata e considerata decisiva nei processi decisionali pubblici e privati.

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