Francesca Chaoqui, soprannominata “Papessa” ai tempi dello scandalo Vatileaks, ha spiegato al settimanale Chi: ‘Le inchieste che stanno scuotendo il Vaticano in questi giorni sono nate da una mia segnalazione’. Lo scandalo milionario a cui fa riferimento la donna riguarda la presunta compravendita di immobili all’estero, in seguito al quale sono stati sospesi dal servizio cinque dipendenti del Vaticano, tra cui un monsignore.
Sono sempre in contatto con gli ambienti della Santa sede, ha raccontato la “Papessa. Anzi, posso rivelarvi che in Vaticano è partita un’inchiesta molto seria, che coinvolge alti prelati, a tutela di papa Francesco. È un’indagine che porta la mia firma perché durante la commissione, quando c’ero io, avevo dato il via per indagare.
I fondi riservati della segreteria dello stato Vaticano sono stati uno dei primi dossier di cui mi sono occupata, ha spiegato Francesca Chaouqui . Da subito erano evidenti speculazioni finanziarie sul come gli stessi fondi venivano investiti.
La ‘Papessa’ ha poi svelato un retroscena sul Papa: ‘La mala gestione è finita sul tavolo del Pontefice. Solo oggi qualcosa si è smosso e l’odio che in Vaticano ho subito nasce proprio da questa mia accortezza quando ero commissario. Rivelare i dettagli adesso è da vigliacchi. E non dimentico che ‘il Papa si difende soprattutto quando sbaglia’. E non si attacca”.
Francesca Chaouqui, ex commissario delle Finanze vaticane, continua la sua attività di lobbista ed è in attesa della seconda figlia. La donna ha appena finito di scrivere un libro che promette altre rivelazioni esplosive oltre a quelle sullo scandalo per l’uso distorto dei fondi legati all’Obolo di san Pietro, destinato all’assistenza dei poveri.
La ‘Papessa’ venne arrestata e poi rilasciata nell’ambito dello scandalo Vatileaks 2. Componente della Commissione referente sulle attività economiche della Santa Sede, la donna era accusata di sottrazione di informazioni riservate dello Stato della Città del Vaticano.
La Papessa era, all’epoca, ex collaboratrice laica del Vaticano, anch’essa arrestata, e in breve rilasciata perché collaborò immediatamente con le indagini. Francesca Immacolata Chaouqui, 33 anni, calabrese di padre franco-marocchino, la rampante lobbista e ‘pierre’ era entrata a far parte di quella Commissione referente sulle strutture economico-amministrative della Santa Sede (Cosea)’, di cui Vallejo Balda era segretario, istituita dal Papa nel luglio 2013 e sciolta a compimento del mandato. Il promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Roberto Zanotti rimisero in libertà l’indagata Chaouqui.
La Papessa, si apprese, diede grande collaborazione per definire i contorni delle responsabilità e per contestualizzarle, fornendo anche i relativi riscontri. Chaouqui fornì agli organi procedenti massima collaborazione depositando documenti a supporto delle dichiarazioni rese, confermando l’avvocato difensore Giulia Bongiorno. La divulgazione di notizie e documenti riservati è un reato previsto dalla legge n. IX del Vaticano, del luglio 2013, che ha introdotto l’art. 116 bis nel Codice penale d’Oltretevere, punendolo con la reclusione fino a otto anni. Gli accertamenti della Gendarmeria avevano preso le mosse dalla pubblicazione di documenti riferibili alla Cosea già in inchieste condotte per l’Espresso del giornalista Emiliano Fittipaldi, poi ulteriormente incentivati e anche accelerati dalla pubblicazione del volume dello stesso Fittipaldi ‘Avarizia’ e di ‘Via Crucis’ di Gianluigi Nuzzi, quest’ultimo già autore di quel ‘Sua Santità’ con le carte fornite dall’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele, per i documenti trafugati nella segreteria di Benedetto XVI, nella Vatileaks numero uno. Francesca Immacolata Chaouqui, fu nuovamente interrogata fornendo agli inquirenti vaticani indicazioni che potessero tenerla lontana da una cella. La Papessa fu raggiunta poi da un provvedimento restrittivo ma le fu evitato il trauma dell’arresto perché incinta di tre mesi. Chaouqui, dopo essere stata convocata in Vaticano, ebbe la netta percezione di essere stata incastrata e per questo decise di collaborare. Le indiscrezioni assicurano che l’interesse di chi indagava si concentrava pure sul ruolo avuto da suo marito, esperto informatico che lavorò a lungo per il sistema di ultimo livello della Santa Sede.
Francesca Chaouqui fu condannata a dieci mesi con pena sospesa per cinque anni per concorso in divulgazione di documenti riservati nel processo Vatileaks.
Cocis