L’ex presidente brasiliano Lula dovrà rispondere di falsità ideologica e riciclaggio, secondo le accuse presentate dalla procura di San Paolo nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Petrobras. Lo scalpore riguarda alcuni immobili di cui la procura ritiene che Luiz Inacio Lula da Silva abbia occultato la proprietà. I magistrati sospettano che l’immobile, di 216 mq su tre livelli, sia stato acquistato con tangenti pagate dall’azienda petrolifera statale Petrobras e la proprietà occultata con prestanome di comodo.
Oltre all’ex presidente, sono state denunciate 16 persone tra cui anche la moglie e uno dei figli della coppia, Fabio Luis, ritenuti i beneficiari di un attico di lusso a Guarujà. La lussuosissima casa, sul litorale di San Paolo, è di proprietà della Oas, l’impresa di costruzioni coinvolta nella tangentopoli brasiliana. Lula ha comunque negato ogni addebito e ha ripetutamente smentito di essere il proprietario dell’appartamento, sostenendo che le accuse sono motivate politicamente.
La maxi inchiesta brasiliana, battezzata ‘Lava Jato’, venerdì scorso ha avuto un clamoroso sviluppo con l’irruzione della polizia federale a casa di Lula a Sao Paulo per costringerlo a deporre. Sospettato di essere uno dei beneficiari del sistema di tangenti legato al gigante petrolifero brasiliano, l’ex presidente è stato interrogato per tre ore e poi rilasciato. E proprio questo l’accompagnamento coatto avrebbe avuto un effetto positivo più che negativo, secondo Lula, sull’attuale governo e sul suo Partito dei lavoratori (Pt), il più colpito dall’inchiesta sui fondi neri Petrobras. Tanto che l’ex Capo di stato ha detto ieri: “A partire da adesso, se mi arrestano divento un eroe. Se mi ammazzano, divento un martire. E se mi lasciano libero divento presidente di nuovo”.
Alessandro Moschini