La Lega nasce quarant’anni fa come partito anti sistema con l’obiettivo di scardinare lo Stato Nazione. Il partito fondato da Umberto Bossi in quel di Varese, da subito si integra nel sistema, anzi con un fare da fare arrossire i camaleonti, si allea con tutti coloro che le consentono di governare. Da Berlusconi a Dini, poi di nuovo con Berlusconi, poi con Monti, con Conte, con Draghi, infine con la Meloni. In questi quarant’anni di vita, bisogna riconoscerle una certa coerenza, quella di avere come obiettivo fisso il ridisegno delle fondamenta unitarie della nazione. Oggi, il progetto di legge Calderoli, ha ricevuto il primo si dal Senato e rappresenta solo l’ultima versione, riveduta e corretta, di un disegno strategico che dura da quarant’anni: la nuova versione viene definita autonomia differenziata. Essa renderà le divisioni dell’Italia irreversibili e allargherà sempre di più il divario economico e sociale tra il Nord è il Sud del Paese. Dal punto di vista politico e’ una vittoria, ma anche un’ancora di salvezza per la sopravvivenza del partito che secondo gli ultimi sondaggi non va l’otto percento e torna, quindi, alle origini, un partito del Nord. Rivendicare un assetto diverso dello Stato italiano, di per se’, non costituisce un fatto eversivo. Nel corso degli ultimi decenni ci sono state molte proposte volte a sopperire ai limiti del funzionamento delle nostre istituzioni, ma mai nessuno si era spinto, come avviene oggi, a mettere in discussione il concetto di Nazione. Nessuno aveva puntato a sovvertire le ragioni concrete che sono alla base dell’unità territoriale che garantisce a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità. E il tutto avviene all’interno di una cornice governativa guidata da una forza politica che ha sempre fatto del concetto Patria – Nazione la sua bandiera politico- identitaria. Sorge spontanea la domanda: “Come possono le destre italiane sfidarsi a chi è più patriota o sovranista e poi sferrare un colpo al cuore dell’unità della Nazione? ‘La risposta è ovvia ed immediata’. La ragione che sottende a questa svolta pericolosa, risiede nello scambio di favori tra la Meloni e Salvini: autonomia differenziata in cambio del premierato. Ha forse la leader di Fratelli d’Italia abbandonato il concetto di destra sociale, virando nel contempo verso una destra che accetta la diseguaglianza degli uomini e dei territori? Diversità, differenza e diseguaglianza non sono per nulla sinonimi. La diseguaglianza e’ una diversità esasperata e non determinata sono da scelte personali. Sulla diseguaglianza incidono sia le scelte pubbliche che quelle private. Con l’autonomia differenziata si rimarca la diversità tra cittadini del Nord e del Sud, relegando quelli a Meridione ad una sorta di serie B a vita, con la sola possibilità di retrocedere, ma mai quella di essere promosso in A. Quindi potremmo definirla una ingiusta novità con contro cui, tutti i cittadini italiani e le forze politiche progressiste debbono reagire.
Andrea Viscardi