Scarpinato è l’ex pm del processo a carico di Giulio Andreotti, Bongiorno fu il legale dell’ex premier indagato per mafia. La tensione, a Palazzo Madama, è salita quando il pentastellato ha preso la parola e ha pronunciato un discorso durissimo, sostenendo che il fascismo in Italia si è tramutato in quel neofascismo che fu all’origine della strategia della tensione e dello stragismo.
Ventitre anni dopo essersi scontrati in tribunale, i due, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Meloni, sono tornati a ‘battagliare’.
“Signor presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso lei e i suoi ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione. Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante”, ha scandito Scarpinato rivolgendosi a Giorgia Meloni.
Largo quindi a quel “neofascismo, che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche, variamente denominate, che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e coagulato tutte le forze più reazionarie del Paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia”.
In Aula le reazioni alle parole di Scarpinato sono state contrastanti. Nel centrodestra è dilagato un palese nervosismo. I senatori del M5s, ai quali si sono aggiunti quelli del Pd, in piedi ad applaudire.
Quindi ha aggiunto che la mafia non è affatto sconfitta in quanto gode di tutele politiche ancora oggi.
La palla è così passata a Giulia Bongiorno. “Mai avrei immaginato 20 anni dopo di prendere la parola dopo il dottor Scarpinato “, ha detto la parlamentare leghista, riferendosi ai processi che la videro, oltre un decennio fa, battagliare contro l’ex pm.
“Conosco bene l’efficacia delle sue requisitorie”, ha aggiunto alludendo a Scarpinato. “Sconcertano le parole di Scarpinato al suo esordio in Senato”, ha fatto eco il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
“Ed è motivo di riflessione – ha dichiarato sempre Gasparri – il fatto che abbia ricoperto a lungo incarichi di vertice nella magistratura. Penso che sarà opportuno nel corso della legislatura ricordare in Aula circostanze riguardanti anche Scarpinato. L’Italia dovrà riflettere su vicende che alcuni ignorano, taluni accantonano, ma alcuni di noi conoscono e avranno modo di illustrare all’Aula e agli italiani”.
Sulla questione ha risposto anche la neo premier Giorgia Meloni: “Al senatore Scarpinato dovrei dire che mi dovrei stupire di un approccio così smaccatamente ideologico. Ma mi stupisce fino a un certo punto perché l’effetto transfert che lei ha fatto tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico del teorema di parte della magistratura, a cominciare dal depistaggio e dal primo giudizio sulla strage di via d’Amelio. E questo è tutto quello che ho da dire”.
Sulla sua volontà di tenere una linea di fermezza contro la mafia, mi faccia nutrire perplessità, tenuto conto che la vostra maggioranza si regge anche su una forza politica il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali coi mafiosi e che ha tra i suoi soci fondatori Marcello Dell’Ut…“. Roberto Scarpinato stava pronunciando il nome del braccio destro di Silvio Berlusconi, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, quando il microfono dell’ex procuratore generale di Palermo si è spento.
“La ringrazio”, ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Che alle proteste di Scarpinato e dei senatori del M5s ha replicato: “Le ho dato due minuti in più, se vuole concluda. Vedo che ci tengono molto che lei vada oltre i due minuti”. Per la verità Scarpinato aveva sforato il tempo d’intervento di un minuto e dieci secondi. “Ha dato più di due minuti in più agli altri”, ha replicato Scarpinato, riferendosi per esempio all’intervento della senatrice Biancofiore, più lungo di quasi tre minuti. “Se lei non ci tiene io posso concludere qui, presidente, evidentemente non è gradito”, ha continuato l’ex magistrato. Che poi, applaudito dai 5 stelle e da una parte dei senatori del Pd, ha concluso il suo intervento. “Vede, presidente noi siamo le nostre scelte, le scelte che compiamo, e lei da tempo ha scelto da che parte stare, non dalla parte degli ultimi“.