“Ho visto Sarah alle 13.45 mentre si avviava verso la strada del mare, in viale Kennedy dove ci sono le scuole medie”. Ad affermarlo, un testimone chiave della Procura, Antonio Petarra. L’ uomo, il 26 agosto del 2010, giorno in cui la quindicenne di Avetrana venne uccisa, era per strada in via Kennedy davanti all’ingresso del suo appartamento.
“Conoscevo Sarah da diversi anni perché abitava vicino casa mia. A volte passava e mi suonava al citofono per scherzo. Ricordo – ha detto Petarra in aula – che il 26 agosto stavo tinteggiando le pareti esterne della mia abitazione e sono stato fuori a lungo. Ho visto Sarah tre volte. Due volte al mattino e l’ho vista sempre che andava verso le scuole medie. L’ho rivista l’ultima volta alle 13.45. Aveva attraversato via Kennedy e andava verso le scuole. Ricordo bene l’orario perché mia moglie, come fa sempre, a quell’ora, doveva uscire per andare a lavorare e mi chiese di stare attento al bimbo che dormiva in casa”. La sua testimonianza è molto importante per definire gli orari dell’omicidio. Petarra è stato preciso anche sull’abbigliamento della quindicenne. “Ricordo che indossava un pantaloncino nero, le infradito e una magliettina rosa. Aveva lo zaino in spalla e procedeva con passo svelto”.
Dopo l’esame della pubblica accusa, il testimone è stato controinterrogato dalla difesa. La sua testimonianza fa crollare l’alibi di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, madre e figlia, imputate per omicidio volontario, sequestro di persona e soppressione di cadavere. Per la Procura le dichiarazioni di Petarra sono fondamentali. Servono a dimostrare che Sarah arrivò a casa Misseri poco prima delle 14, mentre Sabrina Misseri ha sempre sostenuto di aver inviato un sms a Sarah per invitarla ad andare al mare intorno alle 14,15.