Il tramonto gialloverde farà spazio a un’alba giallorossa? Per capirlo tutti i partiti aspettano che il premier Giuseppe Conte prenda la parola in Senato, martedì 20 agosto alle ore 15. La situazione è di stallo con il Movimento 5 stelle in bilico tra la prospettiva di un voto a novembre e quell’alleanza con il Partito democratico sulla quale pesa come un macigno il nome di Matteo Renzi.
Dal canto suo il presidente Sergio Mattarella, per i prossimi passaggi, chiede responsabilità e una chiarezza di prospettiva. Non ammessi altri tatticismi visto che uno dei due alleati, la Lega, ha rotto l’esperienza di un governo giovane annunciando una mozione di sfiducia al proprio premier, seppur poi congelata.
Conte ha passato le ore che precedono il suo intervento a Palazzo Madama nel suo ufficio, a Palazzo Chigi, limando un discorso che, in ogni caso, si annuncia come molto duro nei confronti di Matteo Salvini, il responsabile di questa crisi di governo. Diversi potrebbero essere i riferimenti alla situazione dell’Italia sui conti pubblici (con la manovra attesa in autunno) e a un rapporto con l’Europa sul quale il capo del governo si è costruito una sua autonomia divergendo, spesso e volentieri, dalla linea salviniana sia sull’economia sia sull’immigrazione.
Il premier potrebbe non fare sconti su tutte quelle “slabbrature istituzionali” che hanno segnato, a suo parere, gli ultimi mesi del rapporto con il suo vice. Resta tuttavia un’incognita: se Conte annuncerà le sue dimissioni già in Aula o si limiterà ad andare al Quirinale subito dopo. Immediato sarebbe l’avvio delle consultazioni già mercoledì. Poco probabile, invece, che il premier chieda un voto di fiducia al Senato: in questo caso, infatti, darebbe il là a Salvini per una conferma della fiducia nel governo che complicherebbe ulteriormente la situazione dell’esecutivo.
Il M5s si è schierato col presidente del Consiglio. Anche perché, si ragiona tra i pentastellati, un eventuale governo con il Pd nello schema di Luigi Di Maio prevede che, al momento, a Palazzo Chigi non ci sia nessun altro che Conte. Intanto Di Maio, dopo aver fatto il punto sulla situazione economica con il titolare del Tesoro Giovanni Tria, ha riunito i gruppi grillini e, ai parlamentari, non ha risparmiato attacchi al suo quasi ex alleato: «Non si sa cosa sia successo tra un mojito e l’altro. Hanno aperto una crisi in spiaggia e ora Salvini è disperato». L’ipotesi che M5s e Lega tornino a una nuova alleanza al momento non si può escludere, anche se è remota. Di certo, su un punto Di Maio è netto: «Un governo con Renzi-Boschi-Lotti è solo una bufala della Lega». Il suo interlocutore non potrà che essere uno alla luce del sole: il segretario Nicola Zingaretti.
L’attesa, nel frattempo, riguarda anche il Pd. Zingaretti, ancora prudente sul dialogo con il M5s, ha avvertito: «O nel corso delle consultazioni si verificano le condizioni per un governo forte e di rinnovamento anche nei contenuti o è meglio il voto». Renzi ha insistito: «A me interessa soltanto che ci sia un governo».
Forza Italia, invece, ribolle, divisa tra chi guarda con decisione crescente alla Lega e chi, come Mara Carfagna, non ha mai nascosto il suo malcontento per un accordo con il Carroccio dettato, di fatto, da Salvini. E nel pomeriggio la vicepresidente della Camera ha incontrato Giovanni Toti per un confronto tra le due anime più distanti dell’universo azzurro.