Un sondaggio di Pagnoncelli non dà scampo a Conte e Schlein, visto che, secondo l’indagine redatta per DiMartedì e presentata su La7, i due leader dei partiti principali dell’opposizione risultano inadeguati per il 70% degli italiani. Il report demoscopico certifica poi come la segretaria del Pd e il leader del M5S fatichino a domare il caos che attanaglia i loro schieramenti che, tra dissenso interno e disaccordi tra loro due la politica del loro ‘campo largo’ si trova in una autentica palude, ricca solo di annunci e dietrofront per alleanze scricchiolanti.
I due partiti alla prova delle urne hanno faticato – inutilmente – alla ricerca di una quadra sulla scelta dei candidati da proporre in Basilicata e Piemonte.
Stando al sondaggio di Pagnoncelli gli elettori sono stufi di giochetti e contromosse, dichiarazioni e repentine smentite. E condannano a suon di numeri grillini e dem e i loro segretari. E non hanno difficoltà nel replicare in termini percentuali alla domanda che l’indagine propone loro. Un interrogativo semplice quanto netta è stata la risposta: «Liti nel campo largo in Basilicata, quale tra queste affermazioni condivide?». La risposta degli elettori è chiara e inequivocabile: per il 38 per cento il problema sono i leader dei partiti di opposizione che sono inadeguati». E non che sia meno clemente la porzione di intervistati secondo cui «il campo largo non potrà funzionare mai»: a cui ha risposto affermativamente ben il 32% degli interpellati…
Il sogno della sfida al governo s’infrange sull’incubo della sentenza degli italiani. Il 70% degli italiani ha ben chiaro in testa due aspetti: i leader di Pd e M5S non sono all’altezza della situazione. E, soprattutto, non sono in condizioni di affrontare la sfida della rincorsa – e meno che mai del superamento – del centrodestra..
I numeri dal sondaggio di Pagnoncelli sono eloquenti e impietosi: solo un 8 per cento degli intervistati ritiene che quanto accaduto in Basilicata sia banalmente un “incidente di percorso”. E se proprio servisse una conferma definitivamente, basta riavvolgere il nastro di poco e tornare a quanto registrato in Basilicata – più o meno nelle stesse ore – in Piemonte: dove i grillini si sono sfilati dall’intesa raggiunta praticamente in autonomia dal Pd, annunciando di correre ai ripari proponendo un loro candidato e competendo in solitaria. Tutti segnali che sono sintomi di una crisi ben più profonda.
Per i vertici del Pd, quello delle liste delle europee, è un puzzle complicato da comporre. Esaurito il dossier delle regionali in Basilicata, al Nazareno si è aperto il fronte delle candidature in vista del voto di giugno. La leader ha in testa un mix tra nomi della società civile, tutti fortemente orientati a sinistra, e fedelissimi che l’hanno appoggiata all’ultimo congresso del partito. Una strategia che avrebbe come conseguenza immediata il rischio di rielezione per pressoché tutte le uscenti donne. Le europarlamentari che saranno retrocesse come posizione in lista, guarda caso, fanno parte del vasto fronte “riformista” che rappresenta la minoranza interna al Pd. Per comprende il gioco di incastri su cui sta lavorando la leadership, bisogna partire da una certezza, con Schlein correrà in tutte e cinque le circoscrizioni, ma al terzo posto.
L’intenzione è quella di polarizzare lo scontro con la premier Giorgia Meloni, anche lei pronta a candidarsi. Allo stesso tempo Schlein potrebbe presentare la sua discesa in campo come una “candidatura di servizio” e mettersi al riparo dalle accuse di volere personalizzare il Partito Democratico.
In realtà, dietro all’escamotage della candidatura in posizione numero tre, c’è la sostanza politica del piano della segretaria. Grazie alla regola dell’alternanza di genere e alla blindatura della leader al terzo posto, è pacifico che le prime due caselle saranno occupate da una donna e da un uomo. Cinque donne capolista, dunque. L’intenzione della dirigenza del Pd è quella di piazzare alcune personalità della “società civile”. Tutte con una forte connotazione a sinistra, per dare l’idea della discontinuità rispetto al passato, più o meno recente.