Schlein, probabile federatrice di un centrosinistra che non la riconosce…

Il nostro editoriale vuole dipingere questa settimana lo stato dell’arte in cui si agitano le forze dell’opposizione in vista delle elezioni europee che si avvicinano fornendo fermento alle possibili candidature di Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La segretaria del Pd valuta i pro e i contro di una sua candidatura alle elezioni europee sicura del fatto che una sua candidatura riuscirebbe a portare al Partito democratico più voti. Questa realtà resta vera e resta scontata a patto della mancata candidatura di Giorgia Meloni che, in merito, ancora non si è espressa. Se si candidasse Giorgia Meloni qualsiasi sia il risultato del Pd, i mass media, il giorno dopo il voto, darebbero grande risalto alla sfida tra la segretaria del Pd e la presidente del Consiglio vinta da quest’ultima. La  Schlein pare che abbia  fatto sapere al cerchio magico dei suoi fedelissimi che nel caso di candidatura di Meloni lei avrebbe fatto un passo indietro. E’ ovvia ed è scontata  la domanda sulle candidature e i capolista. ‘Meloni candidata? Berlusconi da premier si candidò sempre alle elezioni in Ue. Eravamo ai tempi un partito unico. In questo caso direi che sarebbe meglio lasciar decidere lei. Qualunque sia la sua scelta non può essere criticata, entrambe sarebbero scelte legittime’,  afferma  il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Romano Prodi, sembra che abbia lanciato la segretaria Pd come federatrice del centrosinistra. Realtà che appare strana e insolita visto che Prodi, nei colloqui privati con i dirigenti dem,  si era lasciato andare ad alcune critiche sulla gestione del Pd da parte della segretaria, per esprimersi successivamente in questo assist a favore della Schlein. Questa sua dichiarazione ha creato molto malessere all’interno del Pd nella dirigenza: Arturo Parisi, già arrabbiatissimo per la decisione di Schlein di abbandonare la primarie, è rimasto sfavorevolmente colpito dalla investitura di Prodi. In verità Prodi non ha per niente lanciato Schlein come federatrice del centrosinistra ma ha semplicemente risposto ad una domanda diretta. L’ex premier è da tempo convinto che l’area politica debba essere federata visto che,  per battere il centrodestra, il centrosinistra debba necessariamente federarsi. A Prodi hanno chiesto se la segretaria dem a suo giudizio potesse svolgere quel ruolo e l’ex premier ovviamente non poteva rispondere di no. Tutto qui! Giuseppe Sala ha dato la sua opinione negativa sulla possibilità di una Elly Schlein federatrice del centrosinistra, come proposto da Romano Prodi: ‘Io non userei il tema del federatore o della federatrice che oggi non si pone proprio, non è il momento. C’è di mezzo il passaggio fondamentale delle europee. Parlarne oggi penso sia solo un danno.  Immaginiamo che i 5 stelle arrivino vicino al Pd e magari lo superino successivamente, perché non devono volere una soluzione come quella del centrodestra? Cioè chi ha più voti esprime il presidente. Se i 5 Stelle arrivano molto vicino dal Pd magari lo chiederanno loro di federarsi. Non ho parlato con Prodi con cui parlo spesso, ma ho l’impressione che abbiano estrapolato delle parole. E penso che a Romano sia scappata una cosa e che poi l’abbia un po’ corretta. Quindi io derubrico tutto a una battuta. Suggerirei alla mia parte politica di non parlarne adesso e mi concentrerei sulle europee’.  Giuseppe Conte non ha gradito la proposta prodiana,  sostanziale investitura di Elly Schlein a federatrice del centrosinistra. E non si lascia pregare per dire la sua. Il leader 5Stelle è secco: ‘Federatrice? Sì, ma delle correnti Pd. Noi al M5S non abbiamo bisogno di nessun federatore’.  La segretaria non risponde ma continua a occupare i riflettori strepitando contro il governo a ogni occasione. Conte lascia filtrare la notizia secondo cui chi prenderà più voti alle Europee potrà aspirare a chiedere poi la leadership del campo largo alle prossime elezioni politiche. E la certezza di prendere più voti rispetto al Movimento 5 stelle il Partito democratico può averla solo in un modo: candidando la sua leader, tanto più che Conte non vuole scendere in campo perché ha paura di misurarsi con il voto.  Il numero uno di Azione, Carlo Calenda, è  severo con la segretaria Pd: ‘La competizione per la leadership della sinistra è tra Schlein e Conte. E vincerà Conte, ha sentenziato Calenda in una intervista a Il Messaggero. Lo stesso refrain ribadito a stretto giro da Angelo Bonelli: ‘Ora la priorità è il programma, se il Pd continua a sostenere che i rigassificatori sono necessari c’è un problema’. L’isolamento di Elly Schlein  è realtà; mentre la segretaria dem pensa alla forma della nuova sinistra, a mancare sono la sostanza e la proposta politica. Maria Elena Boschi, già ministra per le Riforme nel governo Renzi, ex capogruppo di Italia viva alla Camera, nutre profondi dubbi sulla possibile ‘federazione del centrosinistra’, rilanciata da Romano Prodi: ‘Mi sembra un dibattito molto teorico, al momento. Prima chiariamoci le idee su che cosa sia il centrosinistra, che cosa vogliamo sostenere e poi possiamo discutere. Sul lavoro: siamo quelli che hanno votato il Jobs Act e fatto ostruzionismo sul Reddito di cittadinanza o viceversa il centrosinistra è in mano a quelli che vogliono ripristinare il reddito e fare un referendum sul Jobs Act? Vogliamo alzare le tasse al ceto medio degli impiegati, degli operai e dei professori, come pare si accinga a fare persino la nostra Toscana, o siamo quelli degli 80 euro? Siamo garantisti come prescrive la nostra Costituzione o torniamo il partito delle procure e del sospetto seguendo il M5s e qualche corrente della magistratura? Questi sono i punti da chiarire. Noi siamo rimasti affezionati al Pd che faceva le primarie e vinceva le elezioni, che sui diritti civili faceva le riforme e non solo i convegni. Quel Pd c’è ancora o è tornata la ditta che annulla le primarie e insegue i Cinquestelle? Dalla risposta deriva la nostra possibilità di stare dentro un processo federativo. La destra sta fallendo, Meloni mi pare più interessata al pandoro di Ferragni che alle riforme, eppure la sinistra non sembra un’alternativa credibile. Fossi nei federatori mi farei qualche domanda. Ho votato Romano Prodi ai tempi dell’Ulivo, ho lavorato con Gentiloni in due diversi governi, ho partecipato al Gay Pride insieme a Elly Schlein. Ma mi domando: che dibattito è questo sui nomi, senza alcun riferimento alle scelte politiche da fare? Anche perché da qui al 2027 è lunga: la destra è aggrappata con le unghie e con i denti al potere. Alle Europee noi vogliamo il voto di chi crede negli Stati Uniti d’Europa, di chi sogna un’Europa meno burocratica e più agile, di chi non ne può più di sovranisti di destra e populisti di sinistra. I Cinquestelle sono i veri avversari del Pd. Non a caso di giorno litigano con Meloni, ma di notte fanno gli accordi con Lollobrigida sui posti in Rai e sul sottogoverno. E litigare sul Superbonus fa comodo a entrambi. Conte fa il paladino del 110% pur sapendo che produce un buco miliardario che pagheranno i nostri figli, Meloni lo attacca, ma non ha il coraggio di dire che quella misura l’ha usata anche lei, personalmente. Giuseppe e Giorgia stanno insieme molto più di quello che sembri. Il Pd sembra non accorgersene, spiace per loro’. ‘Il nostro avversario è e resta Giorgia Meloni e il suo governo’, rimarcano dal Nazareno ricordando che mai una parola è stata detta contro le altre opposizioni.

Andrea Viscardi

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