Scontro Fazio – Brunetta, Gubitosi: “Conduttore è orgoglio azienda”

E’ ancora bufera sulla Rai, in seguito allo scontro avvenuto tra il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta e il presentatore tv Fabio Fazio.  Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, che si sono detti “sconcertati dalla passività di Rai di fronte all’ingiustificato atteggiamento di Renato Brunetta nei confronti di Fabio Fazio”, e dalla passività “mantenuta nonostante i ripetuti solleciti ad emettere una nota ufficiale”.  “Il silenzio della dirigenza ci obbliga a un intervento, che avremmo volentieri evitato, per ristabilire la correttezza su alcuni fatti”, scrivono ancora Tobagi e Colombo. I due consiglieri ribattono all’ex ministro che Fazio ha detto il vero quando ha affermato che il suo programma si ripaga con la pubblicità e “anzi, “Che tempo che fa” addirittura guadagna – come ha sottolineato ieri anche la collega Todini”.

Riguardo invece alla pubblicazione dei compensi, i consiglieri specificano che “in verità non esiste un obbligo dell’azienda a tale pubblicazione. La legge (decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33) obbliga le amministrazioni pubbliche, per trasparenza, a fornire dettagli anche sulle cifre dei compensi di dirigenti e collaboratori. Ma, secondo due ordinanze delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (ordinanze n. 28329 e 28330 del 22 dicembre 2011), Rai non è “in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni, come definite ai sensi di altre norme”. La Rai, ricordano, è un “ibrido: società per azioni di diritto privato che agisce commercialmente in un mercato concorrenziale, però ad azionariato completamente pubblico. Il problema andrebbe affrontato nelle sedi opportune, certo. Ma intanto l’obbligo di pubblicare tutti i compensi non sussiste”. E in proposito, i due membri del cda, sottolineano come la divulgazione di dati, “peraltro non verificati, abbia causato la rottura della trattativa con un noto artista”, facendo riferimento al contratto con Maurizio Crozza. “I compensi sono dati sensibili la cui divulgazione può alterare pesantemente la concorrenza nel settore radiotelevisivo, già gravato dalla cappa del conflitto d’interessi, e danneggiare la Rai (quindi anche e soprattutto i contribuenti che pagano il canone). Solo incidentalmente notiamo che il tema della tutela della libera concorrenza dovrebbe essere tenuto particolarmente presente dal capogruppo del partito capeggiato dal maggiore azionista del principale concorrente della Rai”. Infine sulle polemiche relative alle produzioni esterne, “possiamo affermare che, con il piano industriale, Rai ha intrapreso un percorso per la massima valorizzazione e razionalizzazione delle risorse interne. Il percorso richiede tempo e fatica, e gli attacchi gratuiti non aiutano a farlo procedere”.

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