Dl maggio, niente accordo sulla regolarizzazione dei lavoratori in nero. I lavori per la messa a punto del decreto Maggio sono frenati dalle tensioni all’interno della maggioranza di governo, divisa sul Reddito di Emergenza e sulla regolarizzazione dei migranti, cavallo di battaglia della ministra Bellanova per rilanciare l’agricoltura.
Il governo è in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Il decreto doveva essere pronto ad Aprile e invece dovrebbe essere messo a punto entro i primi quindici giorni di maggio. Di fatto, partita la fase 2 dell’emergenza coronavirus, si lavora quasi solo sul pacchetto di riforme a sostegno delle aziende, delle imprese e delle famiglie. Va detto che solitamente provvedimenti di questa entità vedono la luce dopo mesi di lavori e trattative. Il ritardo è un punto a sfavore del governo ma non era inimmaginabile, anzi. L’errore è stato forse quello di annunciarlo con largo anticipo e poche cose concrete in mano.
I lavori per la messa a punto del decreto Maggio hanno subìto una brusca frenata dopo l’intervento a gamba tesa della ministra Bellanova (in quota IV) che ha chiesto che la regolarizzazione degli irregolari venga inserita nel testo del Decreto. Il Movimento 5 Stelle si è opposto alla proposta della ministra di Italia Viva alimentando le tensioni con Matteo Renzi.
Lamorgese, come riportato dall’Ansa, ha fatto sapere che sulla regolarizzazione dei lavoratori in nero c’è una condivisione di fondo e il provvedimento interesserà anche tanti italiani, oltre che gli stranieri. “C’è la necessità di far emergere questi lavoratori non solo per garantire i diritti delle persone, ma anche per esigenze di sicurezza sanitaria che in questo momento sono necessarie. Stiamo lavorando e spero che nelle prossime ore si riesca ad arrivare ad un testo definito”, ha dichiarato Lamorgese ai microfoni di Radio Anch’Io.
La trattativa sulla regolarizzazione dei migranti è diventata uno scontro nella maggioranza di governo. Il capo politico (a tempo determinato) del Movimento 5 stelle Vito Crimi si è opposto all’ipotesi della maxi-sanatoria “in stile Maroni“, per usare le parole di Crimi.
Stando a quanto riferito da la Repubblica, la ministra Bellanova sarebbe arrivata a paventare le sue dimissioni nel caso in cui la sua proposta non dovesse essere accettata e non dovesse trovare spazio nel prossimo decreto. Con i pentastellati divisi sulla questione, il Partito democratico si sposta dalla parte della Bellanova.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, approfitta della polemica in seno alla maggioranza per ribadire il suo no a una “maxisanatoria su irregolari”.
Mentre Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, attacca la ministra: “Le dimissioni si presentano, non si minacciano”.
Frena anche Forza Italia: “Le priorità per il mondo agricolo – spiega il senatore azzurro Francesco Battistoni – sono ben altre: la reintroduzione dei voucher agricoli in primis, e la possibilità per i percettori di reddito di cittadinanza di poter lavorare nei campi come braccianti”.
In realtà non c’è una visione univoca neanche per quanto riguarda il Reddito di emergenza. Si tratta di un contributo compreso tra i 400 e gli 800 euro destinato alle famiglie escluse da altri sussidi. I nodi sono legati alla durata del provvedimento, ai requisiti e al funzionamento.