“Sono proprio contento del fatto che finalmente la scuola è al centro della discussione. Non apprezzo i toni, le polemiche ed i boicottaggi di chi non vuole far partecipare i ragazzi agli Invalsi ma bene che la scuola sia al centro”, dice il premier in un video sul sito del governo e, dopo giorni di polemiche e confronti, Matteo Renzi sale in cattedra. E con i gessetti, illustra su una lavagna i punti principali della riforma in un video, girato a Palazzo Chigi, di 18 minuti. Il video è diviso in 9 punti e il presidente del consiglio spiega la riforma e gli obiettivi, dall’autonomia all’alternanza Scuola-Lavoro. Questo segue in rapidissima successione una e mail spedita a 600.000 docenti che recita: “Gentilissime e gentilissimi insegnanti, oggi per la prima volta dopo undici trimestri il PIL italiano torna a crescere. È un risultato di cui dovremmo essere felici, dopo anni di recessione. Ma personalmente credo non basti questo dato e l’unica strada perriportare l’Italia a crescere è investire sulla scuola, sulla cultura, sull’educazione. Non ci basta una percentuale del PIL, ci serve restituire prestigio e rispetto alla scuola. Stiamo provando a farlo ma purtroppo le polemiche, le tensioni, gli scontri verbali sembrano più forti del merito delle cose che proponiamo di cambiare. Utilizzo questa e mail per arrivare a ciascuno di voi e rendere ragione della nostra speranza: vogliamo restituire centralità all’educazione e prestigio sociale all’educatore. Vogliamo che il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con più cura da chi governa. Vogliamo smetterla con i tagli per investire più risorse sulla scuola. In una parola,vogliamo cambiare rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Dopo anni di tagli si mettono più soldi sulla scuola pubblica italiana. L’Italia non sarà mai una superpotenza demografica o militare. Ma è già una potenza superculturale. Che può e deve fare sempre meglio. Per questo stiamolavorando sulla cultura, sulla Rai, sul sistema universitario e della ricerca, sull’innovazione tecnologica. Ma la scuola è il punto di partenza di tutto. Ecco perché crediamo nel disegno di legge che abbiamo presentato e vogliamo discuterne il merito con ognuno di voi. Intendiamoci. Non pensiamo di avere la verità in tasca e questa proposta non è “prendere o lasciare”. Siamo pronti a confrontarci. La Buona Scuola non la inventa il Governo e la buona scuola c’è già. Siete voi. O meglio, siete molti tra voi, non tutti voi. Il nostro compito non è fare l’ennesima riforma, ma metterci più soldi, spenderli meglio e garantire la qualità educativa. Per questo con il progetto La Buona Scuola:Assumiamo oltre centomila precari. Ovviamente chi non rientra nell’elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono l’inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce. Tutto legittimo e comprensibile. Madopo anni di precariato, questa è la più grande assunzione mai fatta da un Governo della Repubblica. E non è vero che ce l’ha imposta la Corte di Giustizia e basta leggere quella sentenza per capire che la Corte non ci hacerto imposto questo. Bandiamo un concorso per altri 60 mila posti il prossimoanno. Messa la parola fine alle graduatorie a esaurimento si entra nella scuola per concorso. Ma i concorsi vanno fatti, non solo promessi. Altrimenti si riparte da capo. Mettiamo circa quattro miliardi sull’edilizia scolastica. Ancora non sono sufficienti a fare tutto, ma sono un bel passo in avanti,grazie anche all’operazione Mutui BEI che vale circa 940 milioni di euro. Costruire una Buona Scuola passa anche dai controsoffitti e dagli infissi,non solo dalle previsioni normative. É il più grande investimento inedilizia scolastica mai fatto da un Governo della Repubblica. Diamo più soldi agli insegnanti. Ci sono 40 milioni di euro perla vostra formazione. A questi si devono aggiungere 500 euro netti a testa per la Carta del Professore. Musica, libri, teatro, corsi per pagare ciò che ritenete utile per aiutarvi nella vostra crescita culturale. E ci sono 200milioni di euro per il merito. Possiamo discutere sui criteri con cu applicare il merito, ma questi soldi non possono essere dati in parti uguali a tutti. Attuiamo l’autonomia. Dopo anni di ritardi completiamo il disegno dell’autonomia attribuendo libertà educativa e progettuale alle singole scuole e impedendo alle circolari ministeriali di governare in modo centralistico gli istituti. Si rafforzano responsabilità, e conseguenti valutazioni, del dirigente scolastico che non è certo uno sceriffo ma un primus inter pares dentro la comunità educativa. Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro. Abbiamo il 44% di disoccupazione giovanile e un preoccupante tasso di dispersione scolastica. Segno evidente che le cose non funzionano. Replichiamo le esperienze di quei Paesi come Germania, Austria e Svizzera che già sono presenti sul territorio nazionale in Alto Adige con il sistema duale, puntando a un maggior coinvolgimento dei ragazzi nelle aziende e ad un rafforzamento delle loro competenze. Educhiamo cittadini, non solo lavoratori. L’emergenza disoccupazione giovanile va combattuta. Ma compito della Buona Scuola non è solo formare lavoratori ma è, innanzitutto, educare cittadini consapevoli. Per questo reintroduciamo spazio per la musica, la storia, l’arte, lo sport. E valorizziamo la formazione umanista e scientifica. Affidiamo a deleghe legislative settori chiave. Ci sono temi su cui da decenni si aspetta un provvedimento organico e che finalmente stanno nelle deleghe previste dal testo. In particolar modo un maggiore investimento sulla scuola 0-6 e gli asili nido, sulla semplificazione normativa, sul diritto allo studio, sulla formazione iniziale e l’accesso al ruolo degli insegnanti. Ho letto tante e mail, appassionate, deluse, propositive, critiche. Mi hanno aiutato a riflettere, vi sono grato. Leggerò le Vostre risposte se avrete tempo e voglia di confrontarvi. Da subito posso fare chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane: Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto; I giorni di vacanza non si toccano: Nessuno può essere licenziato dopo tre anni; Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto. C’è un Paese, l’Italia, che sta ripartendo. Con tutti i nostri limiti abbiamo l’occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un errore. Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente l’orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la professionalità che vi caratterizza. Mentre scrivo sul computer scorrono nella mente i volti e i nomi dei professori che mi hanno accompagnato come credo accada spesso a ciascuno di voi: le storie di chi all’elementare Rodari, alla media Papini, al Liceo Dante si è preso cura della formazione mia e dei miei compagni di classe. Un professore collabora alla creazione della libertà di una persona: è veramente una grande responsabilità. Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della nostra scuola. Il nostro progetto non è “prendere o lasciare” e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. L’Italia è più forte anche delle nostre paure. Aspetto le Vostre considerazioni. Intanto, buon lavoro in queste settimane conclusive dell’anno scolastico. Molto cordialmente,Matteo Renzi”. Il segno che sceglie Matteo Renzi all’indomani del duro confronto con i sindacati e alla vigilia dell’avvio dell’iter del Ddl alla Camera è una sorta di controffensiva sotto le bandiere del dialogo. Il premier pesa le parole, ed è esplicito: “Discutiamo serenamente della riforma, che non può essere un prendere o lasciare, su cose concrete non su slogan ideologici”. Non è un segreto ed è un fatto oggettivo che quando si chiede ai ragazzi di boicottare i test Invalsi o si minaccia il blocco degli scrutini non si fa un servizio alla scuola o ai ragazzi. Per titolo di cronaca voglio postare una risposta di un insegnante a Matteo Renzi, che vale la pena di leggere: “Matteo Renzi non ti permettere più di scrivermi chiaro? Signor Presidente del Consiglio ma come si permette di mandarmi una e mail con la non possibilità di replicarle? Signor Presidente del Consiglio ho visto il suo video e Le dico che mi ha offeso ancora una volta. Cosa pensa che io non sia in grado di decodificare un messaggio? Insegno Lettere. Ho superato sei concorsi, ho due lauree, sono pubblicista e ho pubblicato 10 libri. Ho un curriculum pubblico. Ma con chi crede di avere a che fare? Lei non mi abbindola con la sua giacca bianca e cravatta vestito come un qualunque piazzista della Tecnocasa o come un cassamortaro napoletano o romano, quelli di Treviso vestono in un altro modo ebbene che lo si sappia! Lei mi ha fatto subito ricordare quel Patatone di Dirigente che ebbi in Veneto dieci anni. Ma chi incanta? Basta ora !Ha capito basta? Quest’anno mi hanno scritto tutti. Per ultimo una mamma avente una strana pretesa: fissare lei l’interrogazione della figlia. E ora Lei. Abbia un po’ di decenza, di pudore e si ricordi il pathos della distanza. Mi stia lontano. Ha compreso? Peraltro a che titolo mi scrive? Non ho mai diviso il desco con Lei, ne tantomeno altro momento pubblico. La sfido dunque ad un dibattito pubblico. Sono disponibile. Magari con quel farloccone di Paragone e con Tramontano. Vi conosco tutti e tre, Renzi nun te temo.”. Di cosa parliamo? Di un insegnante che declina il suo curriculum senza avere neanche la minima idea di come ci si rivolge, anche manifestando dissensi e divergenze, con il Presidente del Consiglio che invita ad un dialogo. Risponde chi parla di”Cassamortaro napoletano, di un qualunque piazzista di Tecnocasa. Una persona che parla di pathos della distanza, che parla di desco, di farlocconi. Di cosa parliamo? La scuola è anche questo, di chi parla di due lauree, di libri, e di essere, un pubblicista ed usa modi di scrivere e di parlare non certo educativi. Un pubblicista, dice di essere. Mah, scriveva così per diventare pubblicista? Renzi a questo, ed indirettamente, risponde: “Non apprezzo alcuni toni, le polemiche, i boicottaggi sui test Invalsi”. La lettera del docente è appunto scritta usando toni sbagliati, è polemica ed è boicottaggio. Punto ed a capo. Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, ha incontrato a Palazzo Chigi le associazioni studentesche dicendo loro che la riforma della scuola è una rivoluzione e come tutte le rivoluzioni scatena delle reazioni, riferendosi apertamente alle polemiche e alle proteste di questi giorni. Ha comunque osservato che su alcuni aspetti le posizioni dei sindacati divergono da quelle degli studenti, i quali durante l’incontro hanno insistito molto sul diritto allo studio e, pur essendo scesi in alcuni casi in piazza con gli insegnanti, non hanno portato al tavolo alcuna richiesta della piattaforma sindacale: “Il nostro Paese deve acquisire una cultura della valutazione che non riguarda solo la scuola. La scuola deve cominciare con convinzione e questo e un discorso che riguarda la società in generale”. Renzi ha poi firmato la circolare ai ministri dell’Economia, delle Infrastrutture e della Scuola che porta oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti per l’edilizia scolastica. Slitta a mercoledì 20 maggio il voto finale sul ddl scuola, come ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. La votazione era inizialmente prevista per martedì. La fiducia non è prevista. , Una puntualizzazione dovuta dopo che alcune indiscrezioni di stampa disegnavano scenari foschi non tanto alla Camera, dove il provvedimento ha i tempi contingentati e il governo conta su una maggioranza solida, ma come al solito al Senato. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla minoranza del Pd e, di conseguenza, sui numeri ballerini del governo. Tanto da far tornare d’attualità le voci di una sostituzione in commissione dei senatori Pd ‘ribelli’. E da quello che dicono gli esponenti della sinistra dem, per ‘La buona scuola’ a palazzo Madama sarà dura: “Sarà battaglia grande”, annuncia Letizia Ricchiuti. Più esplicito è Corradino Mineo: “Renzi sappia che la maggioranza al Senato se la deve cercare perché non ce l’ha”. Il senatore dem critica il Ddl, “un groviglio incomprensibile”, chiede un Dl per i precari e chiosa: “Qui non ci sono ‘gufi’ e non ci sono persone che obbediscono agli ordini di chissà chi”.
Roberto Cristiano