Scuola, il ministro Bianchi: ‘Maturità senza scritti, solo un elaborato orale’

Come per l’anno scorso, anche quest’anno all’esame di Maturità non ci saranno le tradizionali prove scritte, ma solamente l’orale. L’inizio è previsto per metà giugno.

Lo ha annunciato in un’intervista al Corriere il neoministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, in cui ha parlato dei suoi programmi per la scuola,  tra cui la priorità di vaccinare gli insegnanti e la sicurezza degli istituti.

“Dobbiamo essere molto cauti perché la sfida del virus è ancora alta. La prima cosa da fare è vaccinare tutti gli insegnanti e il personale, anche i più grandi di età. Solo se loro saranno in sicurezza le scuole saranno sicure anche per i ragazzi e le famiglie”

“I maturandi dovranno preparare un ampio elaborato sulle materie di indirizzo concordandolo con il consiglio di classe. Lo discuteranno con la commissione, composta dai loro insegnanti. Da qui comincerà l’orale che si svilupperà poi anche sulle altre discipline”.

L’accesso all’esame non sarà automatico, così come avvenuto l’anno scorso a causa della pandemia di Covid-19, ma l’ammissione “sarà disposta in sede di scrutinio finale, dal consiglio di classe”.

Come per il 2020, l”esame di maturità 2021 non prevede le tradizionali prove scritte ma soltanto l’orale e si comincia a metà giugno. Per quanto riguarda l’ammissione agli esami, “sarà disposta in sede di scrutinio finale, dal consiglio di classe” dice il ministro.

Che prosegue: “Non voglio sentir parlare di tesina! I maturandi sono ragazzi e ragazze alla fine del loro percorso scolastico di cinque anni: dovranno preparare un elaborato ampio, personalizzato, sulle materie di indirizzo concordandolo con il consiglio di classe. Lo discuteranno con la commissione, composta dai loro insegnanti. Da qui comincerà l’orale che si svilupperà poi anche sulle altre discipline. Consentiremo loro di esprimere quanto hanno maturato e compreso nel corso degli anni anche con una visione critica”.

Sull’ipotesi del prolungamento del calendario scolastico, afferma che “la competenza sul calendario è delle Regioni che in situazione ordinaria decidono cosa fare in base alle specificità dei territori”. Ma oggi la situazione non è ordinaria.
“Per questo mi voglio confrontare con le Regioni. La legge prevede almeno 200 giorni di lezione, ma non è un problema di un giorno in più o in meno a scuola. Dobbiamo decidere rispettando i diritti e la vita delle persone, valutando situazioni diverse, tra primarie e scuole superiori per esempio: quello che si è perso è soprattutto la socialità, lo stare insieme non la singola disciplina. La scuola non è solo insegnamento, apprendimento ma anche vita comune”.

Se si tornerà in classe il primo settembre, Bianchi anche di questo ne discuterà con le Regioni: “Io del resto sono stato assessore dell’Emilia per dieci anni e so quali sono i problemi. Da ministro voglio però che la macchina scolastica sia pronta per l’inizio delle lezioni, qualunque decisione prenderemo”.
Sull’assenza di professori e maestri almeno fino a Natale, il ministro dice che è vero: “Cè un gap molto forte, ma noi ci diamo questo obiettivo: ne ho parlato anche con il ministro Colao, bisogna che il sistema sia digitalizzato ed efficiente. Qui al ministero abbiamo già avviato un monitoraggio delle scuole per capire dove sono i problemi maggiori”.

La prima riforma da fare? “Quella dell’istruzione tecnica, dagli istituti professionali agli Its di cui dobbiamo ridisegnare i percorsi. Ma io sogno per i ragazzi un percorso scolastico che parte dai tre anni e arriva fino alla fine della laurea triennale, perché solo così colmeremo il gap per i giovani del nostro Paese”.

Purtroppo, spiega poi il ministro nell’intervista riguardo agli studenti che si sono persi nei mesi dell’emergenza e sulla Dad, “la pandemia ha esasperato problemi di diseguaglianza che erano già gravi. Ha mostrato come nel nostro Paese ci siano situazioni molto differenti. E io voglio ripartire dal Sud che è la zona più in difficoltà perché per rilanciare il sistema si comincia da chi ha più problemi, da chi è più debole: non dimentichiamo che in certe zone della Calabria e della Campania uno studente su tre si perde per strada, che in Sicilia solo il 5 per cento dei bambini va al nido”.

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