Disperato appello dei 42 migranti della Sea Watch, la nave che, ferma da 13 giorni al largo di Lampedusa, ha il divieto di sbarcare in Italia. “Non ce la facciamo più, qui siamo come in prigione, aiutateci a sbarcare presto, a mettere i piedi giù da questa barca”, racconta uno dei presenti a bordo in un video postato sulla pagina Facebook della Ong. “Siamo tutti stanchi, esausti, stremati – dice uno di loro in un video della Ong postato sulla pagina facebook del ‘Forum Lampedusa solidale’ – pensate ad una persona appena uscita di prigione e fuggita dalla Libia, che ora si trova qui seduta o sdraiata. Immaginatevi come debba sentirsi questa persona”. I migranti sottolineano che a bordo “manca tutto, non possiamo fare niente, non possiamo camminare né muoverci perché la barca è piccola mentre noi siamo tanti. Non c’è spazio”. L’Italia “si rifiuta di farci approdare”, proseguono, “chiediamo l’aiuto delle persone a terra, qui non è facile, non è facile stare su una barca piccola. Per favore – concludono i migranti – non ci lasciate qui cosi, non ce la facciamo più”.
Da Matteo Salvini arriva un no secco. “La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornato dall’Oland”. Il ministro dell’interno ribadisce che non consentirà alla nave di entrare in acque italiane e aggiunge che “l’Italia non si fa dettare la linea da una ong che non rispetta le regole”. “Il mio atteggiamento non cambia neanche se arrivasse la Regina di Svezia”. “Come stabilisce il decreto sicurezza bis, per chi infrange la legge il mezzo verrà sequestrato e rischia una multa fino a 50.000 euro. Ognuno risponde di quel che fa. Quello dell’equipaggio è una presa di posizione politica: il problema lo risolvano Amsterdam, Berlino e Bruxelles. Ciò che succede su quella nave sarà responsabilità del governo olandese”, ha rimarcato il vicepremier.
“Facciamoli scendere , si sta giocando una partita di civiltà. Si, civiltà. Perché quando viene meno il dovere di soccorso, un dovere che nasce dall’empatia fra gli esseri umani, dal riconoscerci gli uni e gli altri soggetti a un destino comune, viene meno il fondamento stesso della civiltà”. E’ l’appello di Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele per i migranti che si trovano a bordo della Sea Watch 3. “Stiamo andando alla deriva. Abbandonare persone fragili e sofferenti è uno dei peggior crimine che un essere umano possa commettere- afferma tra l’altro Ciotti- Noi siamo con il capitano Carola, siamo dalla sua parte perchè Carola con il suo coraggio e la sua umanità incarna le leggi del cuore e della coscienza e non accetta di piegarsi alle leggi del potere e dell’arbitrio, leggi che stanno mandando alla deriva un intero continente che è stato culla di civiltà: L’Europa”.
L’ultima parola spetta alla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo. E poi si deciderà .