L’interrogatorio di Gianluca Gemelli, durato oltre tre ore, nell’inchiesta della Procura di Potenza sull’inchiesta del petrolio in Basilicata è stato immediatamente secretato. All’interrogatorio hanno preso parte i pm della Procura di Potenza e il sostituto procuratore della Dna Elisabetta Pugliese. Gemelli è indagato con varie accuse in due filoni dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza e deve rispondere sugli affari del ‘quartierino’ del petrolio. Secondo gli inquirenti l’imprenditore siciliano è il personaggio chiave per gli interessi dello stesso ‘clan’ in Basilicata per il progetto ‘Tempa Rossa’ a Corleto Perticara (Potenza), e in Sicilia per il porto di Augusta (Siracusa). In seguito alla divulgazione di un’intercettazione con la sua compagna su un emendamento del Governo per ‘Tempa Rossa’, la ministra Guidi rassegnò le dimissioni lo scorso 31 marzo. Ricordiamo che la stessa scaricò l’imprenditore a mezzo stampa. Ora tutto sta a vedere se i magistrati si considerano soddisfatti o meno. E intanto l’Eni, chiamato in Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, a spiegare qual’è la situazione del Centro Oli di Viggiano, in provincia di Potenza, sequestrato dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta potentina: ‘Dal punto di vista tecnico ed operativo non è possibile proseguire, nemmeno parzialmente, l’attività produttiva’.
Secondo l’Eni, non esiste una soluzione alternativa di tipo industriale che consenta di evitare la fermata degli impianti, capaci di trattare 75 mila barili di petrolio al giorno. E il perché lo spiegano agli attoniti magistrati gli stessi dirigenti Eni: ‘Il Centro Oli per operare rispettando le indicazioni contenute nell’ordinanza eseguita il 31 marzo scorso nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata dovrebbe essere riprogettato dal punto di vista impiantistico e ingegneristico e passare attraverso un nuovo e complesso iter autorizzativo per operare non più come un impianto energetico ma come un impianto di trattamento rifiuti’. Secondo l’Eni, si tratta di un’ipotesi del tutto irrealistica sia dal punto di vista industriale che normativo. Nell’attuale fase transitoria, pur rispettando l’opera della magistratura, è auspicabile che si cerchi una soluzione che, tenendo ambiente e salute al sicuro, mandi avanti l’attività lavorativa, dice il presidente della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il dem Alessandro Bratti, al termine di visite e audizioni in Basilicata puntando il dito contro l’Arpab, che avrebbe dovuto fare i controlli e non li ha fatti e contro la stessa Regione.
Riprova
Quell’allergia alle regole e ai controlli
L’esecutivo sta dimostrando in questi giorni un’insofferenza ai poteri super partes. E’ un atteggiamento che …