Segni d’incontro

L’arte come processo creativo capace di suscitare relazioni umane, come occasione di trasformazione sociale e territoriale, come possibilità di coniugare bellezza e liberazione, come ponte di dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. Inaugurazione, quindi,  all’insegna del confronto tra culture per la mostra di arte contemporanea “Segni d’incontro  con Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui”, sabato prossimo nel foyer del Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. L’esposizione, ideata e curata dalla storica dell’arte Martina Corgnati  nell’ambito di “Confini”, il Festival Internazionale delle arti visive del Mediterraneo, presenta i percorsi paralleli e convergenti di due maestri dell’arte contemporanea: Agostino Ferrari, pittore milanese allievo di Fontana, protagonista dell’astrazione di segno  e Nja Mahdaoui, calligrafo tunisino modernista.  Due artisti che hanno cominciato a collaborare per testimoniare il dialogo e l’amicizia tra le due rive del Mediterraneo, quella nord-occidentale e quella sud-orientale, l’Italia dell’arte astratta e la Tunisia della tradizione araba della scrittura sacra, in un momento delicatissimo per le relazioni tra i due paesi, nel bel mezzo dalla rivoluzione che aveva rovesciato il regime di Ben Alì, nel pieno delle tensioni diplomatiche con l’Italia a causa dell’ondata migratoria che si era abbattuta sulle coste di Lampedusa. Agostino Ferrari è uno dei più importanti pittori astratti italiani della sua generazione che si dedica prevalentemente ad esplorare i valori visivi, estetici ed emozionali del “segno”, memoria della prima traccia e della prima impronta dell’uomo, elaborata fino a trasformarla in una vera e propria scrittura non significante, una grafia policroma e dinamica. In mostra sono presentate alcune opere recenti della serie Interno-Esterno, Oltre la soglia, in cui compaiono squarci profondi e abissali da cui segni sottili sembrano affiorare o meglio guizzare fuori, per portare al di qua, nella nostra dimensione razionale e comprensibile, particelle stimolanti e rivelatrici d’ignoto. Concludono la rassegna quattro grandi tele non intelaiate realizzate a quattro mani dagli artisti nel corso di tre distinte performance pubbliche a Tunisi e a Reggio Calabria (Università Mediterranea e Teatro Siracusa). La cerimonia di inaugurazione della mostra sarà preceduta dal reading poetico “Syrarmen” di Salpi Drakjian, poetessa-cantastorie siro-armena che reciterà una serie di poesie, alcune su basi musicali, in lingua originale con traduzione in italiano video-proiettata. La mostra resterà   aperta fino al 10 febbraio.

Rosaria Palladino

 

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