“Alcuni giorni fa ho definito l’appalto al massimo ribasso ‘un cancro da estirpare’. Con grande soddisfazione ho visto che il Governo ha provveduto a cancellare la reintroduzione di questa norma, grazie alla pressione esercitata dalle parti sociali.”, dichiara Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e consigliere Inail. “Soltanto un cieco – continua – non sarebbe in grado di vedere i danni incalcolabili, alle imprese e ai lavoratori, che derivano da questo strumento. Chi fa un ribasso anomalo, che nella maggior parte dei casi supera il 50%, dovendo risparmiare ferocemente sui costi, non garantisce, innanzitutto, la qualità del servizio che aveva promesso; non rispetta i tempi di consegna quando c’è un’opera da eseguire; risparmia sulle misure di prevenzione e aumenta le occasioni di infortunio; non paga in modo regolare i lavoratori e utilizza il lavoro nero; fa concorrenza sleale alle altre imprese; può essere una impresa infiltrata dalla malavita organizzata: il massimo ribasso va a braccetto con il riciclaggio. In sostanza, si determina un circuito vizioso di degrado economico e sociale. Per questo motivo plaudo alla cancellazione della norma, ma mi stupisco anche del fatto che sia stata presentata. e che ci siano state resistenze per la sua cancellazione. La ‘transizione’ multimiliardaria di Draghi è una scelta eccellente di cui l’Italia ha bisogno per la ripartenza, ma non può essere soltanto quantitativa. Deve essere ecologica e digitale, ma soprattutto sociale”, conclude.
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