. «Mettiamoci d’accordo, non andiamo allo scontro in Aula» la replica del leader del Carroccio, che ha trovato una sponda nell’altro Matteo, Renzi, anche lui a favore di una riformulazione e promotore di una proposta per sbloccare l’impasse: «I capigruppo di maggioranza del Senato coinvolgano quelli della Camera per stabilire assieme un cronoprogramma stringente: si approva la legge Zan con le modifiche concordabili e al tempo stesso alla Camera si impegnino subito a calendarizzare la terza e ultima lettura. Modificando gli art. 1, 4 e 7 la legge si chiude col consenso se non di tutti, di tanti».
Il consenso è il vero problema con cui deve fare i conti il ddl, che comunque rischia di slittare a settembre, dopo la pausa estiva, per l’arrivo in Aula di altri decreti più urgenti da approvare (Sostegni, Semplificazioni e Cybersicurezza). «Le leggi in Parlamento si approvano con i numeri – ha ricordato infatti il presidente di Iv, Ettore Rosato – Chi pensa di farle approvare senza, evidentemente fa solo demagogia. E in questo senso il Pd ne sta facendo tantissima». Con i voti del M55, più quelli di Pd, Leu e Iv, è il ragionamento di Rosato, «si arriva a 135, e ne servono 161» per il via libera. Quindi o si trova un’intesa, «anche con quel pezzo di centrodestra che si è dimostrato disponibile», oppure si rischia la bocciatura in occasione del voto segreto. A invocare un’inversione di marcia del Pd è anche la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti: «Me lo auguro perché il Partito democratico per sua vocazione vuole le riforme. Quindi del tutto inspiegabile una posizione di arroccamento. I veri riformisti non si accontentano dell'”avremmo voluto fare”, ma vogliono produrre e cambiare». «Un risultato è stato ottenuto – aggiunge – perché tutto l’arco parlamentare dice che è necessaria una legge contro l’omotransfobia, e questo non era così scontato. C’è una dimensione di trasversalità così forte che dobbiamo saperla interpretare. È un appello davvero al dialogo».
La legge contro l’omotransfobia, il ddl Zan, non piace agli italiani. Ora un report realizzato in esclusiva per il Giornale dalla piattaforma Human fotografa un sentimento critico degli italiani verso la legge.
“Sul web – scrive Il Giornale – il 58,1% dei post pubblicati su questo argomento ha, infatti, un sentiment negativo. E adesso chi glielo va a dire a Chiara Ferragni e al marito Fedez, che ai pollicioni alzati verso l’alto tengono tantissimo? Per i due influencer, che si sono spesi in prima persona a favore dell’approvazione del ddl Zan, è sicuramente una doccia ghiacciata, ma quello che ne esce con le ossa rotte è Enrico Letta”.
Il suo no deciso ad ogni compromesso utile a far passare la legge con le adeguate correzioni ha determinato la polarizzazione dello scontro, spingendo l’ala più politicizzata degli utenti social a schierarsi.
“Dall’analisi fatta dalla piattaforma Human – continua il quotidiano – che nell’ultimo mese ha mappato 21mila post e analizzato 17mila commenti, andando a intercettare il parere di ben 3,2 milioni di utenti su Facebook, Twitter e Instagram, emerge chiaramente come questa polarizzazione abbia spostato il focus della discussione. Il muro contro muro voluto da Letta rischia ora di scontentare anche quei parlamentari che inizialmente si erano detti favorevoli al ddl Zan”.
Giorni fa inoltre un sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere rivelava come «solo una minoranza degli italiani (14%) si è informato sui contenuti del ddl e ha seguito con attenzione il confronto tra i partiti. Il 38% ha seguito abbastanza la questione, il 38% ne ha solo sentito parlare. E il 10% ignora il tema».