Senato: in Commissione Giustizia le opposizioni abbandonano i lavoro. Il ministro Nordio scortato alla buvette

‘’Tutte le opposizioni hanno deciso di abbandonare i lavori della Commissione Giustizia del Senato che sta esaminando il decreto carceri per protesta contro il governo che “non solo ha presentato insieme ai relatori altri 14 emendamenti senza darci il tempo di esaminarli”, ma anche perché “ha dato parere negativo ad ogni nostra proposta di modifica” facendo venir meno “ogni volontà di vero confronto”.

“Come forze di opposizione abbiamo deciso di abbandonare i lavori della Commissione, di fronte ad un incredibile atteggiamento di Relatori e Governo che hanno rifiutato di prendere in considerazione tutti gli emendamenti presentati a un decreto vuoto, che non affronta in alcun modo la drammatica emergenza delle carceri, il dramma dei suicidi quotidiani, l’ intollerabile sovraffollamento, anche degli istituti minorili, la situazione dei bambini in carcere.

Avevamo auspicato un confronto vero. Avevamo presentato proposte emendative che nascevano dalla realtà delle carceri, dalle audizioni con i Garanti, i magistrati di sorveglianza, gli esperti che vivono ogni giorno la realtà di un sistema spesso disumano, lontano dal l’articolo 27 della Costituzione. Relatori e Governo si sono chiusi in un atteggiamento chiudendo gli occhi, mostrando nessun rispetto non solo e non tanto per le opposizioni, ma per la realtà quotidiana di persone che vivono in quelle condizioni”, spiegano le opposizioni un una nota e in una serie di dichiarazioni rilasciate fuori della Commissione.

Con l’abbandono dei lavori della Commissione Giustizia da parte dei senatori delle opposizioni, tutti i loro emendamenti presentati al decreto carceri sono stati considerati decaduti, mentre sono passati i 14 del governo. I 6 rimasti di FI a prima firma del capogruppo in Commissione Pierantonio Zanettin sono stati accantonati.

In pratica le opposizioni salgono sulle barricate contro il decreto sulle carceri. Volano scintille in Senato tra i senatori del Pd Anna Rossomando e Walter Verini e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che nelle scorse settimane ha illustrato le misure sul sovraffollamento delle carceri tornato al centro dell’attualità dopo gli ultimi suicidi. In Transatlantico la discussione si accende, dopo la riunione di maggioranza a largo Arenula, presieduta dallo stesso Guardasigilli che ha fatto il punto sul decreto, dando il via libera alla riformulazione, in senso restrittivo, degli emendamenti di Forza Italia.

Il confronto tra il ministro Nordio e i due senatori dem ha subito assunto toni duri, tanto che lo stesso Guardasigilli è stato raggiunto dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari e dalla capo di gabinetto del dicastero, Giusi Bartolozzi, che lo hanno ‘scortato’,   facendolo entrare in buvette. “Oggi capiremo se, come rivendica, Forza Italia è in grado di riequilibrare l’approccio giustizialista e securitario della maggioranza oppure se per l’ennesima volta si accoderà per una pura questione di poltrone”. Così Roberto Giachetti di Italia Viva, a Cusano tv. Ma la spiegazione arriva prima dalla presidente della Commissione, Giulia Bongiorno che rassicura le opposizioni sulla compattezza del governo.

“Sono stati approvati in commissione Giustizia del Senato gli emendamenti a firma di Fi, presentati per deflazionare il carcere con misure su semilibertà e affidamento in prova e domiciliari. Con una riformulazione in cui si è trovato un accordo di maggioranza”, spiega Bongiorno.” Si tratta di una sintesi restrittiva arrivata dopo la riunione con il ministro Nordio e i vertici del dicastero di via Arenula. “Abbiamo individuato alcune sintesi sugli emendamenti per una soluzione condivisa sugli schieramenti. Circoscrivendo un po’ alcuni emendamenti di Forza Italia, per una ampia condivisione. La maggioranza è coesa”.

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori azzurri e Pierantonio Zanettin, membri della commissione Giustizia, hanno spiegato  che l’esame del decreto è proseguito in maniera positiva. “Nella seduta odierna sono stati accolti alcuni emendamenti, anche grazie alla collaborazione con il governo, nelle figure del ministro Nordio, del viceministro Sisto, dei sottosegretari Del Mastro e Ostellari, del presidente Bongiorno, con i quali ci siamo confrontati. In particolare, Forza Italia, nel garantire la certezza della pena, ha cercato di favorire quei meccanismi tesi ad umanizzarla, in casi di grave malattia o di età avanzata, favorendo anche il lavoro di pubblica utilità come alternativa a quello privato per l’affidamento in prova al servizio sociale”.

Infine – aggiungono – abbiamo apprezzato l’impegno che il governo sta profondendo, di intesa con le Regioni, perché la permanenza in una comunità terapeutica, oltre ad avere una valenza educativa e morale, costa molto meno di un giorno in una struttura carceraria. Il governo, a tal fine, ha anche garantito fondi maggiori con un apposito emendamento”. Il Pd gioca allo sfascio. “Come al solito la questione vera è che la maggioranza è spaccata”, ha detto in aula Francesco Boccia, capogruppo dem. “Noi chiediamo a questo punto di anticipare il dibattito in Aula, alla presenza del ministro Nordio, oppure di ritirare il decreto”.

La protesta delle opposizioni in commissione Giustizia non si ferma. Pd, M5s, Italia Viva e Alleanza Verdi Sinistra anche oggi non partecipano all’esame del decreto Carceri: hanno disertato la riunione delle 9.30, lo stesso faranno con quella convocata alle 14 e continueranno così fino a quando il testo non approderà in Aula. Dopo l’abbandono dei lavori nella serata di martedì, le minoranze hanno deciso di restare “sull’Aventino” contro il governo che ha presentato altri 14 emendamenti – dieci dell’esecutivo e 4 firmati dai relatori di maggioranza – “senza darci il tempo di esaminarli”, come detto, ed è la loro denuncia.

Complessivamente le proposte di modifica sul tavolo erano circa 225.

Rimarrà fuori dall’intesa “ma verrà esaminato successivamente” la proposta di Fi, contenuto in uno degli emendamenti, che chiedeva la semilibertà per i detenuti che dovessero scontare meno di 4 anni in carcere.

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