Pur di non affrontare la discussione sulla legge elettorale, i partiti accampano mille pretesti , il più comune: ” abbiamo altro da fare, perché per gli italiani la priorità non è certo quella di cambiare la legge elettorale.” In effetti il tema per i cittadini, in questo particolare momento di crisi economica causata dalla pandemia e acuita dal conflitto ucraino, può apparire del tutto secondario e poco realistico ad affrontarsi a causa anche di un Parlamento diviso e rissoso. C’è però anche da tener conto che l’impegno per una legge elettorale, capace di rispondere ai criteri di rappresentanza dopo il taglio del numero dei parlamentari, che saranno ridotti a seicento, a partire dalla prossima legislatura, fu un impegno preso dalla maggioranza, Pd- Cinque stelle, nel governo da loro formato nel 2019, meglio noto come il Conte 2. Ma l’impegno è rimasto lettera morta e irrisolto resterà, in caso di mancata riforma, il problema della governabilità. La divisione delle forze politiche sulla Russia, sulla Nato e sulla difesa comune hanno reso palese che il centrodestra e il centro sinistra sono ad oggi due coalizioni tutte da costruire. Ed è probabile che alle politiche del 2023 si presenteranno più o meno con gli assetti attuali. Ma è doveroso analizzare le posizioni contrastanti che caratterizzano al loro interno le due coalizioni, su molti temi. Nel centrosinistra Pd e Cinque Stelle sull’Ucraina, sul sostegno a Draghi, le posizioni appaiono distanti e molti politici dell’area minimizzano sostenendo che sono dettagli. Non si possono definire dettagli le prese di posizione su temi che qualificano la linea di un partito. Ma non va meglio nel centrodestra dove Salvini si è schierato nettamente contro l’invio di armi all’Ucraina e adesso ha deciso di fare un viaggio a Mosca, ergendosi a mediatore di pace. In Forza Italia c’è il suo leader Silvio Berlusconi che non può certo rinnegare la sua vecchia amicizia con Putin, mentre la Meloni al pari del Pd è filo-atlantista convinta. Stanti così le cose, la legge elettorale in vigore costringe a stare in coalizione ma non offre garanzia di stabilità alle stesse e ancora una volta si ingannerà l’elettore, nel senso che lo si illuderà, facendogli credere di votare per qualcuno che tutto farà fuorché che governare in armonia con la sua coalizione. Del resto questa legge è frutto di uno sciagurato compromesso tra le forze politiche che a tutti i costi hanno tentato di non perdere terreno, di non diventare impopolari con provvedimenti seri ma rigorosi: allora meglio non governare . Meglio affidarsi ad un tecnico super partes, a cui affidare il lavoro “sporco” e avere poi la possibilità di attaccarlo. Cinismo, inadeguatezza, mancanza di visione politica, ignoranza, superficialità. A questo si è ridotta la politica nel nostro Paese: l’unica sua aspirazione è la conservazione dei propri apparati e dei propri privilegi. In sintesi, è vero che la legge elettorale non è la priorità degli italiani che sono più preoccupati dal lavoro, dall’inflazione, dalla sanità. Ma se non si vara una legge elettorale seria, che garantisca la governabilità, il rischio per i cittadini italiani, è quello di non vedere affrontato nessuno di questi problemi nella prossima legislatura, dalle forze politiche a cui si affideranno. Siamo anche consapevoli che non basta una riforma elettorale, ma occorre che la politica riprenda il coraggio e la consapevolezza di sapersi assumere le responsabilità.
Andrea Viscadi