“La nuova legge elettorale è scelta politica e non di coscienza, e il governo sta facendo di tutto per evitare di arrivare alla fiducia”. Il vicesegretario del Pd Serracchiani chiama alla responsabilità chi dice no all’ Italicum e aggiunge che se cadesse il governo ora la gente non capirebbe. Dalla minoranza dem risponde Fassina, il quale ritiene che il progetto di Renzi sia piuttosto andare a votare una volta approvato l’Italicum. Lo accusa di volere con il suo aut aut marginalizzare il Parlamento sulle regole del gioco e poi assicura di non volere voti segreti, perché convinto di una battaglia a viso aperto. Stefano Fassina assicura che non verranno chiesti voti segreti e la battaglia è a viso aperto. Se è vero che il presidente del Consiglio vuole mettere la fiducia sulle pregiudiziali di costituzionalità siamo alla conferma della volontà pericolosa di dimostrare decisionismo. Sarebbe ancora più grave perché porterebbe alla marginalizzazione del Parlamento, che non è solo l’obiettivo dell’Italicum e della revisione del Senato, ma è anche pratica corrente con questo governo. Fassina afferma che Renzi ha già deciso di andare alle urne in primavera: “Non vi fate confondere dalla clausola che fissa l’entrata in vigore dell’Italicum al primo settembre 2016. Uno che ha una simile disinvoltura istituzionale non si farà certo problemi a varare un decreto per annullare la clausola.”. Debora Serracchiani, si augura, per contro, “che chi fa parte della storia di questo Paese e di questo partito comprenda che è responsabilità di tutti evitare di fallire questo momento storico, in cui ci si chiede di andare avanti con le riforme”. A chi ribatte che si tratta di una questione di coscienza, Serracchiani replica che la legge elettorale è la più politica delle esperienze politiche e quindi non capisco perché su questa legge dovrebbe esserci una questione di coscienza. Mi auguro che nel Pd ci sia alla fine il senso di responsabilità, come accaduto sempre in passato nei momenti difficili. A suo avviso, se cadesse il governo ora la gente non capirebbe. Tanto meno sulla legge elettorale e spiegare alle persone che può rischiare di cadere il governo perché i capilista sono 100 invece di 80 mi sembra un po’ difficile. Le critiche, comunque, non smuovono Renzi che non vuole mollare sulle riforme. Le modalità con cui superare il passaggio parlamentare della legge elettorale, non sono state decise e non si escludono né le prove di forza, come la richiesta di un voto di fiducia, né la via del recupero dei dissidenti del Pd e di altri partiti della maggioranza, su cui si è detta sicura il ministro Maria Elena Boschi. Renzi oggi non ha parlato di Italicum, ma nel contatto con la folla, avvenuto durante la cerimonia del 25 aprile all’Altare della patria a Roma, ha ripetuto “non molliamo e non mollo”, rivolgendosi tanto a quanti si oppongono alle riforme in Paramento quanto a quei cittadini che lo hanno incoraggiato. Sulle modalità con cui affrontare i rischi dei voti segreti sull’Italicum, il governo sta ancora valutando. Domani in Aula si svolgerà la discussione generale ma sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate da Fi, che chiesto lo scrutinio segreto, il voto potrebbe essere rinviato da martedì prossimo a quello successivo, quando si inizierà votare gli emendamenti. La maggioranza vorrebbe infatti dedicare la settimana al ddl sui reati ambientali,così da approvarlo. Per evitare la fiducia sull’Italicum sono scesi in campo i pontieri, dal presidente del Pd Matteo Orfini, al vice-capogruppo Ettore Rosato, allo stesso Ministro Boschi. Gii ultimi due si sono detti sicuri che la maggioranza sarà compatta, mentre Orfini ha sottolineato che la fiducia è evitabile se le minoranze Dem accettano le decisioni della maggioranza del gruppo del Pd. Bloccare le riforme “farebbe venir meno le premesse per cui è nata la legislatura e quindi la interromperebbe”. Ragionamento non dissimile da quello di Renzi. In casa Pd vari deputati, come Giuseppe Lauricella o Rosato, dicono che con lo scrutinio segreto l’Italicum otterrebbe i voti di molti parlamentari di M5s e di Fi, per cui non ci sarebbe bisogno della fiducia. Renato Brunetta, spiega Rosato, ci spinge a mettere la fiducia per evitare questo travaso di voti. Sullo sfondo di questi giochi di Palazzo da registrare l’invito del presidente della Repubblica Mattarella, durante la cerimonia per il 25 aprile: “Mi auguro che, nella libertà del confronto politico, si possano trovare convergenze finalizzate al bene comune, anche perché non è vero che siamo imprigionati in un presente irriformabile.
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