Non se ne parla più di tanto. Forse perché è talmente importante che metterci mano è davvero difficile. Scotta, per qualcuno. Meglio far passare tutto senza gli ‘onori’ della cronaca. Perché non c’è solo la classica mediazione politica. E perché non si tratta di un semplice ‘spoil sitem’. In gioco ci saranno, probabilmente, lotte interne per la gestione del ‘potere’ e di dossier che scottano. Ma in gioco c’è, soprattutto, la sicurezza dello Stato, sia interna che internazionale, da gestire e dirigere. Sopratutto da indirizzare in un quadro interno ed internazionale in continuo mutamento. Ecco perché, forse, il dossier che fa più paura al ministro degli Interni e vicepremier, Matteo Salvini, è proprio quello legato ai servizi segreti. Per ora lui prende tempo, perché ha bisogno di capire. Capire un mondo, che per il segretario della Lega, è ancora troppo distante e politicamente troppo vicino alla vecchia gestione del Pd e di Marco Minniti. Ora deve conviverci, ma Matteo Salvini ancora non riesce a digerire il rinnovo dei vertici delle agenzie operate a fine marzo dal governo di Paolo Gentiloni insieme con l’ex numero uno del Viminale Minniti. Tutti gli attuali direttori e vicedirettori di Aise, Asi e Dis sono tutti frutto di nomine che Minniti ha fatto nell’ultima legislatura, avallate dall’ex premier: al Dis (il dipartimento che coordina e vigila sulle nostre due agenzie) il prefetto Alessandro Pansa, all’Aise il generale Alberto Manenti e dell’Aisi il prefetto Mario Parente. Nomine necessarie a garantire la continuità operativa della nostra intelligence, per evitare vuoti di potere in un momento in cui l’allarme terrorismo resta altissimo.
Nomine che non sono piaciute a Salvini, che in pieno slancio elettorale, dichiarò: “Incredibile che dopo un voto che ha cambiato gli equilibri e il volto del Paese, cacciato ministri, ci sia un Governo delegittimato che mette mano a rinnovi di incarichi importanti e non urgenti come quelli dei Servizi. Che vergogna”. Palazzo Chigi subito intervenne, sottolineando “l’eccellente lavoro svolto dai servizi di intelligence” e ricordando come “la decisione non pregiudichi in alcun modo la facoltà del futuro Presidente del Consiglio di prendere al riguardo le sue autonome decisioni”. Che la proroga dei vertici dei servizi non sia piaciuta a Matteo Salvini è cosa nota, ormai. Ma ci sarebbe di più: l’attuale numero uno del Viminale, sembra, non riesciure a dialogare con i vertici dei servizi. I distinguo sarebbero diversi e di non poco conto. Ma il maggiore timore del capo della Lega è di non avere mano libera sul tema dell’immigrazione. E’ preoccupato di perdere l’onda di consenso che ha conquistato in questi mesi se non riesce a mostrare i muscoli e a portare a casa qualche risultato importante ‘elettoralmente’. Libia, Tunisia e tanti altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono ai primi posti nella lista delle priorità per fermare il fenomeno dell’immigrazione.
Salvini in Libia, da anni nel caos e divisa dal potere dei capi tribù, c’è stato ma, sembra, senza il pieno appoggio dell’Aise. Tanto che il viaggio sarebbe stato, secondo gli addetti ai lavori, una grande messa in scena. Più una operazione elettorale che politica. L’obiettivo di creare hotspot in Cirenaica sarebbe, per ora, miseramente fallito. Questo perché non avendo instaurato un buon rapporto con gli 007 italiani avrebbe avuto difficoltà a parlare con i vertici del governo libico. Si dice che con il capo dei servizi di sicurezza esterni, Alberto Manenti, avrebbe avuto un incontro molto franco nel corso della festa svoltasi presso l’ambasciata americana a Roma in occasione dei festeggiamenti del 4 luglio. Il tema era la Libia.
In questa fase dalle tinte chiaro scure chi resta a guardare, in attesa del momento propizio, è il Movimento 5 Stelle che solo a parole si vuole tenere lontano dal mondo dei servizi segreti. Basti solo ricordare che la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, è una studiosa d’intelligence ed esperta del mondo degli 007. E non proprio un caso. Quindi Salvini deve stare attento a come muove le sue pedine sulla scacchiera perché se i rapporti con il Dis sembrano ancora freddi c’è ancora da definire la presidenza del Copasir. E la Lega sa quanto sia importante la presidenza di palazzo San Macuto.