Nei musei pubblici più importanti d’Italia si gira pagina e per la prima volta venti direttori sono stati scelti con un concorso internazionale facendo arrivare direttori stranieri. Nella lista sette sono stranieri, tredici gli italiani e quattro di loro tornano dopo prestigiose esperienze all’estero. ‘Con queste venti nomine di grande levatura scientifica internazionale il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni’, dice il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. I venti sono 10 uomini e 10 donne ed entreranno in carica per quattro anni, tra la fine di settembre e ottobre. Troveranno musei ‘autonomi’, ovvero, sganciati dalle soprintendenze. Non potranno intervenire sugli organici e non potranno assumere nuovo personale. L’età media dei nuovi direttori è di cinquant’anni. I sette stranieri sono composti da 3 tedeschi, 2 austriaci, un britannico e un francese. La commissione presieduta da Paolo Baratta ha preferito guardare all’estero, nonostante una percentuale sensibilmente bassa di domande. Una sola figura, Anna Coliva, è stata confermata alla guida del suo museo, la Galleria Borghese di Roma. La novità più clamorosa riguarda gli Uffizi dove il direttore uscente, Antonio Natali, non ce l’ha fatta. La commissione ha infatti scelto Eike Schmidt, 47 anni, esperto di arte fiorentina di fama internazionale, in arrivo dal Minneapolis Institute of Art . ‘Un Paese che dice di voler cambiare non poteva permettersi di dire che restava il vecchio direttore’, ha commentato l’ex direttore. ‘L’amarezza l’ho avuta quando ho capito quale era il copione’. Stessa sorte per Brera, altra scelta molto significativa per l’importanza del museo milanese, dove è in arrivo James Bradburne, museologo anglo canadese con, alle spalle, una lunga esperienza italiana alla Fondazione Strozzi. Quattro i manager italiani che tornano nel nostro Paese dopo un’esperienza di lavoro all’estero. Bagnoli, Gennari Santori e D’Agostino che rientrano dagli Stati Uniti e Degl’Innocenti dalla Francia. Quanto alle professioni, quattordici sono storici dell’arte, quattro sono archeologi, uno è un museologo/manager culturale e uno è un manager culturale. Alle Gallerie dell’Accademia di Venezia arriverà Paola Marina, che ha già diretto Palazzo Forti a Verona. Alle Gallerie nazionali di arte antica a Roma ecco il nome di Flaminia Gennari Santori, dal 2008 al Vizcaya Museum and Gardens di Miami, Florida. Alla Galleria nazionale delle Marche di Urbino è stato scelto Peter Aufreiter, dal 2010 direttore del Dipartimento mostre, prestiti, depositi e dell’Artoteca del Museo Belvedere di Vienna. Alla galleria Nazionale dell’Umbria ci sarà Marco Pierini, già direttore del Centro di Arte Contemporanea palazzo delle Papesse di Siena. Al museo nazionale del Bargello a Firenze il nome prescelto è quello di Paola d’Agostino, da 2013 è Assistant Curator di arte europea nella Yale University Art Gallery. Il prescelto per il museo Nazionale Archeologico di Napoli è Paolo Giulierini, direttore del Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona, dove lavora dal 2001. Al Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria approda Carmelo Malacrino, dal 2010 ricercatore di storia dell’architettura nel Dipartimento di architettura e territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il Museo archeologico nazionale di Taranto sarà diretto da Eva degli’Innocenti, dal 2013 direttrice del Servizio dei beni culturali e del museo/centro d’interpretazione Coriosolis della Comunità dei Comuni Plancoët Ple’lan in Bretagna, Francia. Al parco archeologico di Paestum ecco il nome di Gabriel Zuchtriegel, appena 34 anni, professore a contratto di Archeologia e storia dell’arte greca e romana nell’Università degli Studi della Basilicata e autore di numerosi importanti scavi. Al palazzo Ducale di Mantova arriverà Peter Assmann, dal 2002 al 2012 presidente della Associazione dei musei austriaci (Museumsbund Österreich). Al palazzo Reale di Genova ecco Serena Bertolucci, dal 2010 direttore di Villa Carlotta, Museo e Giardino Botanico sul lago di Como. Al Polo reale di Torino ci sarà Enrica Pagella, ora alla Fondazione Torino Musei, dove dal 2003 è direttore del Palazzo Madama e Borgo Medievale. Al Museo di Capodimonte è in arrivo Sylvain Bellenger, dal 2005 al 2010 curatore capo all’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi. Il malessere legato a queste nomine, ed al cambio di strategia, è diffuso, si tocca con mano e proviene dai ranghi del ministero dei Beni Culturali: ‘Una volta assegnati gli incarichi mi chiedo che cosa cambierà in concreto. Ho l’impressione che ci si sia concentrati sulla testa, le direzioni dei musei, lasciando intatto tutto il corpo di una struttura che resta uguale a se stessa con le carenze di cui soffriamo, che denunciamo e che molti di noi, direttori di musei provenienti dalle soprintendenze, ogni giorno fronteggiano per fare la valorizzazione che il ministro ci chiede. E che tutto sommato ci riesce assai bene se la grandissima parte dei musei con il più alto numero di visitatori è guidata dai direttori delle soprintendenze. E se queste competenze ci vengono riconosciute ovunque andiamo, specie all’estero’, chiosa Rita Paris, che dirige il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo e non ha presentato domanda per queste nomine. Sulle nomine, Vittorio Sgarbi attacca il ministro Franceschini: ‘Altro che svolta, quello di Franceschini è un errore grave e non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze. È solo un’operazione di immagine si è voluto aprire agli stranieri e guarda caso sette direttori su 20 sono stranieri. Ma nomine di questo tipo e di questa importanza un ministro dei Beni culturali le fa in prima persona, assumendosene la responsabilità, non le affida a quattro commissari e al presidente della Biennale di Venezia. Nessuno mette in discussione la competenza dei prescelti ma non è che gli stranieri abbiano per forza competenze maggiori dei nostri. Non solo, perché ci sono conferme, e sostituzioni, ma decise su quali basi? La verità e che è i sovrintendenti dovrebbero ribellarsi a un metodo profondamente ingiusto e sbagliato’. Molto dura anche Cristina Acidini, per anni e anni apprezzata responsabile della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Firenze: ‘Queste scelte erano nella filosofia della riforma e sono effetto del bando internazionale di cui sono conclusione coerente. Sono persone che in gran parte conosco e di cui ho la massima stima. Però rimango perplessa riguardo a un commento del ministro Franceschini quando parla di recupero di un ritardo di decenni nel sistema museale italiano. Io ho diretto 27 musei nella mia carriera e non penso che ci fosse questo ritardo di cui dice il ministro. Credo che con queste nomine, gli storici dell’arte che lavorano nei musei statali, professionisti di prestigio internazionale, siano stati molto sottostimati’.
Cocis