Settimana corta di 4 giorni anche per i militari, ascoltate le richieste sindacali

Il contratto degli statali non fa “sconti” a nessuno ed ecco che anche per i militari italiani avanza, senza troppi intoppi, la possibilità di usufruire molto presto della settimana corta di 4 giorni lavorativi. Si tratterebbe di una novità assoluta per l’Esercito italiano, con lo Stato Maggiore che, in risposta a una sollecitazione sindacale, apre alla riduzione dei giorni lavorativi per i militari, pur nel rispetto del vincolo del mantenimento delle 36 ore settimanali e della continuità di servizio.

Le aperture disposte dallo Stato Maggiore dell’Esercito italiano provocano particolare fermento all’interno dell’ Aspmi, il Sindacato militare dell’Esercito Italiano. Il segretario Francesco Gentile non ha esitato infatti a parlare di “una vittoria importante” per tutti i lavoratori dell’esercito. Per il numero uno di Aspmi a rendere ancora più importante l’accaduto è il fatto che la comunicazione dello Stato Maggiore sia stata pubblicata sul sito dell’Esercito, senza che vi sia stata la necessità per il sindacato di rivendicare le proprie istanze in un tavolo di confronto.

Concorde con Gentile è anche il parere del generale Domenico Rossi, già presidente del Cocer ed ex sottosegretario alla Difesa: “Ritengo che la circolare di fatto chiarisca un quadro che salvaguarda le esigenze operative ma tiene conto di quelle personali, garantendo una flessibilità che può andare incontro a entrambe”.

A pochi giorni dall’accordo sul nuovo contratto degli statali raggiunto dai principali sindacati italiani (senza Cgil e Uil), la Stato Maggiore dell’Esercito italiano ha risposto con una circolare alle forze di rappresentanza dei lavoratori che, da subito, avevano avanzato la richiesta per i militari di poter godere della cosiddetta settimana corta (4 giorni).

Citando la direttiva 8002 sull’istituto dello straordinario e compensi connessi all’orario di lavoro, lo Stato Maggiore ha reso noto nella circolare la possibile “riarticolazione dell’orario di servizio” da parte del comandante del Corpo, il che può tradursi in una settimana di 4 giorni, così come di 6.

Le aperture al cambiamento mostrate dallo Stato Maggiore devono tuttavia scontrarsi con alcuni importanti paletti. Viene anzitutto sottolineato che non si tratterebbe, anche in caso di adozione, di una decisione “definitiva” e che risentirebbe sempre delle possibili “particolari condizioni operative, addestrative, logistiche, nonché ambientali”.

Altro aspetto fondamentale è rappresentato dalla continuità del servizio che non può non essere garantito. Nella circolare si legge che, pur in presenza dell’adozione della settimana corta da parte dell’Esercito italiano, deve essere assicurata “la continuità del servizio/funzionalità del reparto mediante l’individuazione, ad esempio, delle necessarie aliquote/nuclei di personale da mantenere in attività”.

Interessante, restando sempre nel campo della funzione dell’esercito in Italia, è opportuno ascoltare il parere di Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia e presidente della Commissione Esteri della Camera: ‘Il grande problema dell’Europa non è solo economico , ma militare. Sulle divisioni dell’Europa “il contesto è drammatizzato dalla guerra. Oggi il grande problema dell’Europa non è più e non solo l’economia. Ipotizziamo che la guerra in Ucraina si trasformi in una nuova Corea. Se così fosse, ne uscirà vincente Putin. E se accadrà, che succederebbe agli equilibri politici nei nostri confini? Pensi per esempio ai Balcani. Credo che la pressione dei russi e dei loro alleati crescerà: Cina, Corea del Nord, Iran. L’Europa si è occupata a lungo di allargamento ad est, in modo paternalistico e fiscale, Putin a sua volta vuole l’allargamento a ovest. Il futuro dell’Unione passa dunque dalla costruzione di una vera difesa comune, che può essere allo stesso tempo fattore di unità politica e una leva per la crescita. Nel 2003 la presidenza italiana dell’Unione propose l’introduzione degli eurobond per infrastrutture e spese militari. Vent’anni dopo ci stiamo arrivando. Sono venti anni che in Europa non spendiamo abbastanza per la difesa. Tra l’altro vent’anni fa c’era ancora la leva militare obbligatoria. Si dice che in Italia sia difficile reintrodurla, ma io ho fatto il soldato semplice e ne ricordo la funzione sociale di costruzione di uno spirito di unità nazionale. Forse è ora di ripensare a qualcosa di simile”.

In fondo, in fondo, forse non sarebbe di giubilo la risposta di Tremonti se gli avessero chiesto il suo parere su Esercito,  flessibilità di orari,  lavori ridotti e altro da concedere ai militari italiani…

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