“Oggi ho scoperto due cose”, ha affermato Vittorio Sgarbi: “Non posso dire il nome, ma uno dei potenti d’Italia, di quelli che chiamano i ‘poteri forti’, molto importante e legato alle più grandi industrie italiane, ha ricevuto uno richiesta in maggio da Renzi per poter incontrare e parlare con Mario Draghi”. La rivelazione di Vittorio Sgarbi è accolta dal massimo silenzio nello studio di Non è l’arena. Il critico d’arte, quindi, prosegue: “Quindi è da maggio…”. Vittorio Sgarbi interrompe così il suo discorso e lascia intendere che tutto sia nato ben prima di quanto si è finora percepito.
Il critico d’arte ha poi raccontato di aver voluto sentire Matteo Renzi a seguito di questa rivelazione: “Mi ha detto: ‘Io posso anche dire che è finita la mia carriera ma di tutte le imprese (primarie, sindaco di Firenze, rederendum…) questa è stata la più difficile, la più complessa e la più faticosa. E di quella sono orgogliosissimo, perché ho tolto all’Italia quel blocco, che io ritengo abbastanza inadeguato come governo, per arrivare a Draghi’. Però il Draghi da cui partiva era maggio”.
Quanto detto da Vittorio Sgarbi lascia intendere che dietro la dimissione dei due ministri c’è stato un lungo lavoro sottotraccia, tenuto ottimamente nascosto e lontano dai riflettori. Considerando le tempistiche, già quando Giuseppe Conte preparava gli Stati generali a Villa Pamphili si stava delineando la crisi di governo che si è poi concretizzata 8 mesi dopo. Non è dato sapere se Matteo Renzi, dopo aver chiesto l’incontro a Mario Draghi, l’abbia però effettivamente ottenuto.