Si chiude questa lunga campagna elettorale segnata dalla lotta politica, dalla sfida tra i partiti, ma anche da scandali e veleni. Matteo Salvini e Antonio Tajani fanno gli ultimi comizi in Calabria, Giorgia Meloni a Roma, Giuseppe Conte in Piazza a Napoli, sullo stesso palco con Roberto Fico e Luigi Di Maio.
“Io ci sono per rimarcare la mia lealtà nei tuoi confronti In qualsiasi modo possa andare questa elezione io con le persone sono leale”. Così Beppe Grilllo in collegamento con la piazza di Roma dove Virginia Raggi chiude la campagna elettorale. “Tu non sparirai nel caso non vincessi la carica di sindaco, non sparerai dal Movimento, sei nel comitato dei garanti”.
La piazza, popolata da circa 1500 persone, rimane delusa. Ha ben presente che la sfida è di quelle difficili ma almeno da Grillo ci si aspettava qualcosa di più e invece lui neanche appare in video. Almeno a piazza del Popolo, nel 2016, aveva mandato un lungo videomessaggio, quando per opportunità politica si era deciso di evitare la sua presenza. Ora si limita a una telefonata con la voce dismessa di chi ammette “di giocare di rimessa. È giusto che la mia voce torni nelle piazze riempite da altri”. Saluta tutti, compreso “il nostro Mago di Oz, Giuseppe Conte che ora inizia a capire dove nasce il movimento, si sta introducendo. Comincia a capire il senso del Movimento, che è visione”. Parole dolci neanche in questo caso. Parole che riportano al grande scontro, quando l’ex premier stava per mollare tutto rinunciando alla carica di presidente M5s e Grillo disse che Conte mancava di visione politica.
Il leader dem, Enrico Letta a Siena dove è anche candidato alle suppletive. Oltre la battaglia dei sindaci, il voto delle liste darà risposte alle tante partite aperte all’interno delle coalizioni.
Tra i giallorossi è lotta all’ultimo voto tra Pd e i 5 Stelle, soprattutto a Roma e Torino, dove tiene già banco l’incognita dei possibili apparentamenti ai ballottaggio tra 15 giorni. Nel centrodestra, invece, l’abbraccio tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni nella periferia romana fa tornare almeno per un giorno il sereno dopo giorni di gaffes e controversie.
Enrico Letta e Giuseppe Conte sono ormai da mesi al lavoro per ridurre le distanze tra i propri rispettivi elettorati, anche nelle grandi città, dove per anni si sono guardati in cagnesco. Ora però i tempi sono cambiati: le elezioni politiche sono all’orizzonte, certamente nel 2023, ma chissà anche nel 2022. Ed è tempo di mettere da parte antichi rancori. Proprio il buon esito degli apparentamenti al secondo turno nelle città, Roma e Torino su tutte, potrebbe essere il miglior viatico per un futuro accordo nazionale.
L’abbraccio tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni in favore di telecamere e fotografi prima della conferenza stampa congiunta alla periferia di Roma, a sostegno della candidatura di Enrico Michetti. “C’è affetto politico, siamo destinati a governare assieme”, ha detto il segretario leghista.
“Mi aspetto meravigliose sorprese. A casa Pd e Cinque stelle ci saranno meno sindaci, noi avremo più sindaci. E poi mi toglierò enormi soddisfazioni”, ha detto il segretario federale della Lega alla chiusura della campagna elettorale, insieme agli altri leader del centrodestra, nella periferia romana. “Chiedo a Michetti un assessorato alle persone con disabilità – ha detto Salvini.
“Non stiamo insieme per interesse – ha detto Giorgia Meloni – non come la sinistra che occupa le poltrone solo per evitare che il centrodestra vada al governo”. “Se Michetti è una macchietta – attacca – quanto macchiette sono quei 840 sindaci di sinistra che hanno chiesto la loro consulenza? “Quando Gualtieri dice che chiederà due milioni per Roma mi vergogno per lui, era ministro quando noi chiedevamo nel Pnnr investimenti strategici”.