Via libera alla proposta di legge di Fratelli d’Italia che prevede una stretta sull’utilizzo di sedi di enti del terzo settore come sedi di culto a partire dalla trasformazione in moschee e madrase di luoghi inizialmente previsti per altre destinazioni. La proposta a prima firma del capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, ha avuto il via libera con 135 Sì e ora passa all’esame del Senato.
Piuttosto travagliato l’iter del provvedimento nato, come si legge nella premessa, anche con l’obiettivo di intervenire su una norma del codice del terzo settore che consente agli enti no profit agevolazioni sul cambio di destinazione d’uso dei locali ma “divenuta lo strumento attraverso il quale creare edifici di culto islamico in locali del tutto inadeguati”. “Le comunità islamiche – si legge – con la falsa dicitura di associazioni culturali, hanno potuto occupare scantinati, garage, negozi, magazzini e altro destinandoli a luoghi di culto”.
Il testo è stato più volte riscritto e alla fine, nell’ultima versione, i nodi verranno – di fatto – rinviati a decreti ministeriali (di concerto tra i ministeri di Infrastrutture, Interni e Salute) da adottare per indicare i casi in cui non si applicano le agevolazioni sul cambio di destinazione d’uso.
Durante l’esame in Aula, tra l’altro, la Lega si è fatta sentire presentando un emendamento, a prima firma Iezzi, con una serie di paletti da inserire in questi decreti come “l’uso della lingua italiana nell’attività di predicazione” o la “parità tra uomo e donna”. Emendamento poi ritirato di fronte al parere contrario del relatore Fabrizio Rossi (FdI).
Le opposizioni contestano l’incostituzionalità della proposta contro la quale hanno presentato una serie di pregiudiziali bocciate in Aula. Pd, M5s, Avs, Az e Iv contestano in particolare il fatto che la proposta sia “discriminatoria” nei confronti della religione islamica e “oscurantista”. Tutto questo anche perché dalla stretta sono di fatto escluse le confessioni che hanno intese con lo Stato italiano. Molte, ma non quella islamica.
In Aula il capogruppo di FdI e primo firmatario Foti ha difeso la propria proposta e sottolineato come esiste una “libertà di culto ma non una licenza di culto a prescindere”. La proposta – ha aggiunto – “è un passo avanti verso regole minime e limiti chiari che pongano un freno alle situazioni di abusivismo che hanno permesso di utilizzare garage, capannoni, magazzini, per finalità diverse da quelle proprie”. “Ma quale idea di società avete?”, è andata all’attacco la deputata Dem Ouidad Bakkali. “Noi – ha concluso – continueremo a lavorare per tenere aperta la porta della laicità dello Stato”.