Il Movimento 5 Stelle riaccende il dibattito sull’Articolo 18. Ma i numeri invitano alla prudenza. Dalla cancellazione della norma il numero dei licenziati è calato.
Si riaccendono le discussioni sull’Articolo 18, che il Movimento 5 Stelle avrebbe intenzione di reintrodurre. E sul quale, se dovesse portare avanti la questione, si ritroverebbe con ogni probabilità a doversi scontrare con i renziani. I pentastellati hanno incassato il sostegno della Cgil e di Leu. Italia Viva è pronta ad opporsi, mentre il Partito democratico non ha ancora preso pubblicamente posizione.
L’Articolo 18 è tornato alla ribalta per un fattore politico. Il Movimento 5 Stelle, come detto, ha riaperto il vaso di Pandora dichiarandosi a favore della reintroduzione della norma. Ma la posizione dei pentastellati non è stata accolta con favore da tutta la maggioranza di governo. E numeri alla mano potrebbe non essere la scelta giusta per tutelare i lavoratori.
L’Articolo è stato cancellato con il Jobs Act quattro anni fa. Al contrario di quanto ipotizzato, il numero dei licenziamenti non è aumentato, anzi, è addirittura diminuito. Questo non significa ovviamente che la decisione di abolire l’articolo 18 debba essere considerata corretta. Significa semplicemente che prima di mettere mano alla normativa sarebbe bene fare una attenta analisi e sopratutto fornire una valida alternativa che possa sostituire la situazione attuale. Che magari non sarà la migliore ma che comunque ha avuto un impatto positivo dal punto di vista occupazionale.
Il problema, come denunciato da Leu, esiste eccome e riguarda i licenziamenti collettivi. I dipendenti assunti prima del 2015, quando l’articolo in questione era ancora in vigore, hanno ottenuto il reintegro – al termine di una battaglia legale -, mentre quelli assunti dopo hanno ottenuto solo il pagamento di un indennizzo. Evidentemente i primi si trovano in una situazione migliore rispetto ai secondi. La normativa L’Articolo 18 tratta il diritto al reintegro nel posto di lavoro per quando riguarda gli impiegati di aziende con almeno quindici dipendenti licenziati senza giusta causa.