Sicilia. 1200 donne e bambini vittime di violenza a rischio sfratto in Sicilia. Caronia: “Urgentissimo cambiare le norme”

Circa 1.200 donne e bambini socialmente fragili o vittime di violenza, e con loro circa 1.000 operatori sociali, rischiano di trovarsi letteralmente per strada fra pochi giorni, quando le cooperative che gestiscono le Comunità accoglienza per donne sole o con figli e le Comunità alloggio per minori in Sicilia interromperanno le attività.
Lo denuncia Marianna Caronia, deputata regionale della Lega, che ha chiesto alla Regione Siciliana di rivedere urgentemente il decreto assessoriale che ha fissato le tariffe spettanti alle Cooperative, che è appunto al centro del confronto, perché ritenuto iniquo dagli enti di accoglienza.
Il motivo della drastica decisione delle Cooperative è infatti nella mancata sottoscrizione dei contratti con i Comuni, a partire da quello di Palermo, i quali, dopo che la Regione ha unilateralmente rivisto le tariffe, hanno a loro volta deciso di applicare la nuova tariffa in modo retroattivo già a partire dall’inizio del 2021.
La vicenda, che coinvolge 57 strutture che gestiscono oltre 100 comunità in Sicilia, ognuna con una possibilità di accogliere fra 10 e 20 persone, contrappone le cooperative alla Regione, dopo l’emanazione del Decreto dell’Assessore Scavone del 10 novembre del 2021, con il quale è stato fissato a 62 euro al giorno per persona ospitata la tariffa spettante.
Un importo che contrasta con quello che era stato indicato come congruo da un gruppo di lavoro interno allo stesso Assessorato, che a settembre aveva proposto una retta di 77 euro giornaliere, limitanto a 62 euro solo quella per le strutture più grandi, con capienza fino a 20 persone.
“Le cooperative – spiega Caronia – di fatto si trovano ad aver svolto senza alcuna copertura finanziaria la propria attività nel 2021 con esporsi di decine di milioni per i costi vivi e ora vengono poste davanti ad un inaccettabile “aut-aut”: o sottoscrivono contratti capestro o rischiano di non ricevere più neanche le somme arretrate.
A fare le spese della situazione sono prima di tutto le donne e i minori ospitati nelle comunità, persone con storie di sofferenza, violenza fisica o psicologica, disagio sociale di vario tipo; ma lo sono anche i lavoratori che rischiano di perdere il proprio lavoro senza avere alcuna responsabilità ma avendo anzi fino ad oggi svolto l’attività con grande professionalità nonostante la situazione confusa.”

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