I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siena pochi giorni fa hanno proceduto all’esecuzione – nei confronti di una società attiva nel campo dell’assistenza socio-sanitaria ed alle persone fisiche ad essa collegate – di un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un valore di quasi 330 mila euro, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Arezzo, Pierluigi Ponticelli. Il provvedimento cautelare è la diretta conseguenza degli sviluppi di un’articolata attività di polizia giudiziaria posta in essere dalle Fiamme Gialle senesi. Nel caso specifico un’impresa, operante nella Provincia di Arezzo, aveva accumulato negli anni un debito verso l’Erario per oltre un milione di euro e rischiava il pignoramento del solo bene patrimoniale di cui era in possesso, ovvero un immobile del valore di circa 330.000 euro. Il rappresentante legale della suddetta società, una donna residente nell’aretino – unitamente ad un imprenditore senese da diversi anni iscritto nel registro degli italiani residenti all’estero – aveva cercato di rendere indisponibile per il fisco italiano il citato immobile trasferendolo, a mezzo compravendita, ad una società di diritto londinese.
La condotta posta in essere ha destato sospetti nei militari della Guardia di Finanza, che a seguito di raffinate indagini, anche a mezzo accertamenti bancari, hanno smascherato e dimostrato la natura fraudolenta dell’operazione. Infatti la compravendita non è stata regolarizzata a mezzo denaro bensì compensata attraverso prestazioni di consulenze da parte della società londinese acquirente. Altra anomalia che i finanzieri hanno riscontrato è stata la data di costituzione della citata società di diritto inglese, creata ad hoc soltanto due mesi prima dell’operazione incriminata dalle medesime persone costituenti la compagine sociale dell’impresa italiana insolvente, proprietaria dell’immobile. Per mascherare la finalità evasiva dell’operazione, le quote della società aretina già proprietaria dell’immobile, erano state prima rivendute, ad un prezzo irrisorio, ad terzo imprenditore, che pur fungendo da mero prestanome, dovrà ora rispondere delle medesime fattispecie. La Procura della Repubblica di Arezzo ha disposto l’applicazione della misura cautelare su tutti i beni costituenti profitto del reato, ovvero a concorrenza del valore della compravendita pari a 330.000 euro, da eseguirsi direttamente sulle risorse finanziarie della società e, in caso di incapienza, per equivalente sui beni di qualsivoglia natura riconducibili alle persone fisiche autrici del reato. Considerato che la società aretina, ormai decotta, non aveva alcun bene da aggredire, il sequestro preventivo è stato eseguito sulle disponibilità finanziarie, quote societarie e cespiti immobiliari posseduti dai tre ideatori dell’operazione fraudolenta, così come disposto dalla Magistratura inquirente.