“Nel giugno del 2011, 26 milioni di italiani attraverso un referendum, hanno abrogato la norma del decreto Ronchi che prevedeva la privatizzazione dei servizi idrici stabilendo che l’acqua è un bene comune e che, pertanto, deve essere esclusivamente pubblica”. Lo si ricorda dal SIFUS CONFALI precisando che “l’anno successivo, a sostegno della volontà popolare, si era schierata anche la Corte Costituzionale che con sentenza n.199/ 2012, aveva dichiarato l’illegittimità dell’art. 4.D.L. 138/ 2011 che provvedeva il ripristino della norma abrogata. L’art. 6 del DDL concorrenza, in corso di esame al Senato della Repubblica, prevede clamorosamente di affidare la gestione del servizio idrico ai privati e qualora l’ente locale non accetti, dovrà giustificarsi”.
“Le ragioni di questa scellerata scelta politica sembrerebbe che il Governo Draghi voglia addossarla all’Europa che ce lo chiederebbe come pegno per i fondi del PNRR”, sostiene Maurizio Grosso – Segretario Generale del SIFUS il quale aggiunge che “non è assolutamente vero che l’Europa ci chiede di affidare ai privati la gestione dei servizi idrici come si evince dall’art.36 della Carta fondamentale dei diritti dell’Unione Europea. Ciò significa -prosegue Grosso- che la spinta liberista di affidare il servizio idrico verso i privati è di questo Governo, in barba ai 26 milioni di cittadini che nel 2011 si sono espressi in maniera contraria e alla sentenza della Corte Costituzionale che rafforza questo indirizzo. Il Sifus -conclude Maurizio Grosso che lo guida a livello nazionale in qualità di segretario generale- invita il Governo Draghi a rivedere questa sua assurda posizione sull’argomento e al Senato della Repubblica a votare contro il ritorno all’affidamento ai privati di un bene comune come l’acqua”.