Prima di risvegliare la democrazia occorre rifondare la politica e con essa il Paese. I gravi problemi che gravavano sul Paese dal 2011, nonostante la cura dei Prof, sono tutti lì irrisolti, anzi possiamo tranquillamente dire che si sono ulteriormente acuiti,con la conseguenza di aver ridotto il 30% delle famiglie italiane, al Nord come al Sud, al di sotto della soglia di povertà. E la politica che ha fatto se non continuare a litigare anche dopo la tornata elettorale del 24 e 25 febbraio, al punto da non trovare un accordo sull’elezione del Presidente della Repubblica e costretta dalla piazza grillina è corsa in massa dal Presidente Napolitano in ginocchio scongiurandolo di accettare una rielezione e promettendogli in cambio del suo sì, un accordo di larghe intese sul prossimo Governo da varare. Sicuramente non si può fare di tutta l’erba un fascio, perché il comportamento vergognoso e miope degli uomini del PD è stata sicuramente la causa maggiore della situazione che si è venuta a creare. Infatti al PDL non si possono attribuire di fatto colpe, perché Berlusconi ha dimostrato sin dall’inizio la disponibilità a trovare una convergenza su di un candidato proposto da Bersani ed altrettanto è stato chiaro nel dire di no sulla candidatura di Prodi che poi è stato in malo modo affossato dai suoi stessi compagni di partito; altrettanta chiara e ferma è stata la posizione espressa dalla lista Monti. Grillo dal canto suo è stato coerente si dalle prime battute tenendo ferma la posizione sul nome di Rodotà sicuro di poter creare divisione all’interno della coalizione di centro sinistra ed il gioco gli è riuscito alla perfezione tant’è che Bersani e la Bindi hanno dato le dimissioni dai loro rispettivi incarichi di partito. Quello che occorre adesso è tornare alle forme di una buona politica fatta di rispetto delle istituzioni, dell’avversario che non è il nemico da abbattere, di lotta senza sosta a quel populismo bieco e becero che in modo strisciante attraversa trasversalmente tutte le forze politiche in campo. Vuol dire che la sinistra deve rinunciare a quell’ambiguità contrassegnata dall’idea di superiorità morale ed intellettuale che ormai nel Paese nessuno è più disposta a riconoscerle a partire dai suoi elettori, alla demonizzazione dell’avversario politico, al giustizialismo a tutti i costi. Dal canto suo la destra deve fare ammenda per le troppe promesse fatte al Paese e non mantenute, facendo attenzione a non scaricare sugli altri la colpa dei suoi insuccessi. Questi sono gli impegni che dovrebbero coinvolgere Berlusconi e quello che sarà il successore di Bersani, perché a questo punto della storia gli italiani non meritano altre illusioni o false speranze ma l’avvio alla fonazione di una terza Repubblica fondata su istituzioni più moderne ed al passo con i tempi e soprattutto su nuove generazioni di politici.
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