Sindacati ancora divisi sull’art.18. Cgil, Cisl e Uil non hanno trovato una soluzione unitaria dopo il summit di oggi, nella sede di Corso Italia. “Non c’è un documento”, è il laconico commento di Susanna Camusso. “Si sta lavorando, si vedrà – ha aggiunto la sindacalista- ci continuiamo a sentire”. Una distanza confermata anche da Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Per ora i vertici della ‘triplice’ si sentiranno solo al telefono. E all’incontro di domani con il governo rischiano di presentarsi in ordine sparso. Cosa diranno a Monti ancora non si sa. Chi ha invece le idee chiare è il numero uno della Fiom, Maurizio Landini che annuncia due ore di sciopero domani in tutte le fabbriche metalmeccaniche contro ogni eventuale modifica dell’art. 18.
“Domani è previsto un incontro tra governo e parti sociali – ha spiegato Landini – domani è quindi la giornata più utile perché dalle fabbriche arrivi un messaggio chiaro: che noi vogliamo l’accordo non per ridurre i diritti ma per difenderli”. Il leader della Fiom ha sottolineato che la proposta dello sciopero è “in coerenza con l’iniziativa del 9 marzo ed a sostegno della posizione espressa dalla Cgil”. Sull’articolo18, haproseguito Landini, “non abbiamo margini di mediazione né noi né la Cgil. Non è accettabile alcun’altra discussione. Posso capire che si cerchi un accordo e si veda di trovare gli spazi. Ma da questo punto di vista non ci sono spazi per fare un accordo che modifichi l’articolo18”. E va oltre la ‘costola dura’ della Cgil. “Di fronte a qualsiasi accordo si raggiunga, deve esserci un vincolo: deve essere sottoposto a un voto libero dei lavoratori. Ci vuole un referendum con regole democratiche che permettano ai lavoratori di conoscere i contenuti dell’accordo e ci vuole un voto che sia trasparente”.