I sindacati dicono no alla manovra di Mario Monti. Per una volta la triplice si unisce nel bocciare il pacchetto proposto dal premier. Una timida apertura arriva solo da Confindustria. “Non abbiano scelta questa manovra la dobbiamo fare” dice Emma Marcegaglia. Per il numero uno degli industriali “la manovra è fondamentale per l’Italia e per la salvezza dell’euro”. E aggiunge: “Pensiamo che la situazione sia molto grave: oggi non è demagogia dire che i prossimi 10 giorni decideranno se l’euro sopravviverà o no”.
Cigl. Così non va. La segretaria della Cgil boccia il piano illustrato dal premier Mario Monti. Susanna Camusso considera il blocco della rivalutazione delle pensioni e le misure sulla previdenza un “durissimo colpo ai redditi dei pensionati”. La sindacalista boccia l’aumento dell’età pensionabile perché lo considera un “allungamento insostenibile” per tanti che si troverebbero “sconvolte le prospettive di pensione e molto incrementati gli anni di lavoro”. La Cgil, infatti, proporrà “modifiche concrete anche al Parlamento affinché la parola equità assuma significato”.
Cisl. Molto critico anche il segretario generale della Cisl. Raffaele Bonanni non è d’accordo sugli interventi annunciati per la manovra correttiva e sottolinea che “grava solo su lavoratori e pensionati”. “Occorrono risposte immediata ma ben ponderate e possiamo ancora discutere in queste ore”. Per Bonanni il passaggio al sistema contributivo e l’innalzamento dell’età pensionabile “è troppo veloce e non reggerà”. Ma nelle critiche della Cisl non ci son solo le pensioni. L’indirizzo della manovra Monti è sbagliato, sostiene il sindacalista, perché punta soprattutto sulle imposte indirette piuttosto che su quelle dirette mentre manca la patrimoniale.
Uil. Critiche al pacchetto del professore giungono anche dal segretario della Uil Luigi Angeletti. “Sulle pensioni non si può chiedere ai lavoratori di continuare a lavorare senza avere alcun vantaggio dal versamento dei contributi. Bisogna poi separare finalmente la previdenza dall’assistenza, altrimenti ci sono conseguenza ingiuste”. Perplessità avanza anche sul capitolo sviluppo. “Se non si eliminano alcune funzioni delle istituzioni pubbliche non si fanno passi avanti: bisogna ridurre i livelli decisionali”.