Sindaci in piazza: “Siamo colpevoli di voler fare solo il nostro lavoro”

Con l’hashtag “#dignitàperisindaci” i sindaci di tutta Italia ieri  sono scesi in piazza, a Roma. Da nord a sud si sono ritrovati nel centro della Capitale, con la fascia tricolore, per chiedere rispetto del ruolo di primo cittadino. “Siamo venuti a costituirci, siamo rei confessi, il reato è quello di voler fare il nostro mestiere, il mestiere di sindaco” ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro. “Chiediamo rispetto per il ruolo e per il lavoro del sindaco: non accettiamo più di ritrovarci indagati per omicidio colposo per una manutenzione stradale o per un allagamento di un sottopasso stradale”. Dal palco, il primo cittadino di Bari ha fatto vedere “l’arma del delitto: una penna, con cui ogni giorno i sindaci firmano centinaia di atti, consapevoli che ognuno di questi può trasformarsi in un avviso di garanzia. La vorremmo consegnare oggi simbolicamente ai rappresentanti del Governo e del Parlamento”.

In mattinata il consiglio nazionale dell’Anci ha approvato all’unanimità il documento che il presidente Decaro, insieme ad una delegazione di primi cittadini, sottoporrà alla presidenza del Consiglio dei ministri come risultato delle richieste che i sindaci fanno per richiedere maggiori tutele e rispetto per il loro lavoro. “Negli anni in cui le istituzioni e il sistema dei partiti venivano travolti dalla bufera giudiziaria di ‘mani pulitè, l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco ha consentito di creare un legame forte fra elettore ed eletto, rafforzando autonomia e responsabilità con l’obiettivo di rinnovare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Oggi – si legge nel testo del documento – i nostri compiti sono cresciuti in modo esponenziale in un contesto di riduzione di risorse umane e finanziarie, e in un quadro di regole spesso confuso e contraddittorio”.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha spiegato che i sindaci non chiedono “nessuna immunità, nessuna impunità, vogliamo rispondere per quello per cui siamo competenti. Dopo la legge Bassanini i sindaci non hanno più funzioni gestionali, per questo chiediamo che sia eliminato questa forma di responsabilità oggettiva, per rispetto della dignità dei sindaci e dei cittadini che devono avere dei servizi efficienti. Ho lanciato un appello molto forte perchè ci sono dei comuni che rischiano di andare in dissesto per un’assurda legge nazionale che impone l’accantonamento delle somme non pagate dai cittadini debitori di imposta il Comune di Palermo, come migliaia di cittadini italiani, sono pronti a donare allo Stato i propri crediti”.

Più tutele chiede anche la sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi: “chiediamo rispetto del ruolo del sindaco, attenzione, non solo dopo che accadano delle tragedie, non solo dopo che i sindaci vengono condannati per fatti che non li riguardano. Chiediamo di rivedere l’impianto normativo e dare potere ai sindaci”.

I primi cittadini, consapevoli del ruolo che ricoprono, dicono però di non poter essere responsabili di qualsiasi cosa accada nelle città da loro amministrate. In piazza a difendere il ruolo del sindaco, la figura istituzionale più vicina alla gente, sono arrivati da tutta Italia. “I sindaci amano le loro comunità, il loro lavoro, perchè fare il sindaco è una passione, un gesto di grande servizio per le proprie città ma devono poterlo fare con un minimo di serenità, con gli strumenti adeguati, e con delle responsabilità proporzionate ai loro strumenti, alle loro competenze”, ha concluso il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “I sindaci non possono essere parafulmini di tutti i problemi del paese, vogliono essere protagonisti, dare una mano, lavorare per le proprie città e non temere di incappare in un’indagine giudiziaria perchè forse firmano troppi atti o perchè ne firmano troppo pochi”, ha chiosato.

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