L’Instrumentum laboris, il testo base per il sinodo d’autunno sulla famiglia, a proposito dei divorziati risposati civilmente che si trovano in condizione di convivenza irreversibile, afferma che c’è un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo. L’Instrumentum Laboris presentato oggi è il documento di base su cui si poggerà la discussione della XIV Assemblea del Sinodo dei Vescovi del 4-25 ottobre prossimo. Il documento è la risposta a 46 domande, scaturite dal precedente sinodo sulla famiglia del 2014, a cui i vari organismi ecclesiali sono stati invitati a rispondere entro il 15 aprile 2015. Sono arrivate 99 risposte dagli organismi aventi diritto, come le Conferenze episcopali, a loro volta sintesi di centinaia di migliaia di contributi di organismi intermedi, e 359 osservazioni inviate liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi di fedeli. Di queste risposte il Consiglio di segreteria, presieduto da Papa Francesco, ha fatto sintesi appunto nell’Instrumentum Laboris. Il documento si articola in tre parti: L’ascolto delle sfide della famiglia, che tratta del contesto sociale, culturale, economico ed ecologico. Tra le sfide, la povertà, l’esclusione sociale, la disabilità, le migrazioni, il ruolo delle donne, la bioetica. Il discernimento della vocazione familiare, che tratta, tra le altre cose, del matrimonio naturale e dell’indissolubilità, della vita familiare, dei giovani e la paura di sposarsi. La missione della famiglia oggi, vista nel contesto dell’evangelizzazione, con focus sull’integrazione dei fedeli in situazioni “irregolari”, sull’eventuale introduzione di una via penitenziale per accedere ai sacramenti, sull’adozione e sul rispetto della vita. Queste tre parti rifletteranno anche i lavori del prossimo Sinodo, che saranno divisi per l’appunto in tre settimane. Alla fine sarà elaborato un documento finale che sarà consegnato nelle mani del Papa. Il testo fotografa comunque una serie di differenze di posizioni su tale accordo, e la divisione tra chi vorrebbe l’ammissione ai sacramenti e chi no. L’eventuale accesso ai sacramenti, si legge nel testo che sarà la base della discussione dei vescovi nel sinodo d’autunno, dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano, e va ancor approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostante attenuanti, dato che, afferma il testo citando il canone 1735 del Catechismo della Chiesa cattolica, ‘l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate’ da diversi fattori psichici oppure sociali. La “via ortodossa” alla quale alcuni fanno riferimento nel cercare una soluzione pastorale per i divorziati risposati, comunque deve tenere conto della diversità di concezione teologica delle nozze. E si tratta di una via che non mette “in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio”. Nell’Ortodossia c’è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione di ‘economia (oikonomia), intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio. Questa benedizione, prosegue l’Instrumentum laboris all’articolo 129, è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa. Per le famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e per le famiglie di persone con tendenza omosessuale, sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una speciale attenzione al loro accompagnamento. Lo afferma il sinodo: “E’ del tutto inaccettabile che i pastori della Chiesa subiscano pressioni in questa materia e gli organismi internazionali condizionino aiuti finanziari ai paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso” Includere le famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione sacerdotale. Sono questi i capitoli più spinosi del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia, attesi dai media e dalla politica: le coppie gay e i divorziati risposati. Per le prime al momento è non contemplata ogni forma di equiparazione con il matrimonio accettato dalla Chiesa, senza escludere forme di accoglienza, mentre per i divorziati si conferma l’ipotesi di una riammissione ai sacramenti dopo un percorso individuale. Questi sono i temi posti da Papa Francesco sul tavolo. Le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità. Il documento ricorda che si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa e il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari e a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano. C’è poi il capitolo delle coppie omosessuali, tema davvero molto delicato, che sta agitando anche la base cattolica più tradizionalista. Su questo punto l’Istrumentum è chiaro sui punti base ma aperto alla discussione: «Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.
Cocis